L'Azerbaijan non è uno stato difficile, è uno stato complesso, ricco e variegato, unico nel suo genere. E' una terra che fonde il mondo occidentale europeo con il mondo orientale.
Questo Paese si presenta così alla 57° edizione della biennale Internazionale d'Arte di Venezia, portando, a Palazzo Lezze, le differenze che si trovano in esso con opere visive di ultima generazione realizzate dal gruppo Hypnotica e istallazioni, riguardanti tutt'altro tema e collegabili alla cultura popolare e musicale, dello scultore Elvin Nabizade, in una mostra intitolata "Sotto un unico sole. L'Arte di vivere insieme"
Il Saz vince sulla Terra dei Grandi Fuochi
Il Saz, strumento a corde tipico azero simile ad un liuto, viene presentato come nuova immagine popolare di armonia da parte dell'artista Elvin Nabizade che fa risaltare un aspetto vero e bello della cultura di una terra troppo spesso, per varie ragioni storiche, etichettata con il nome di "Terra dei Grandi Fuochi" a causa dei grandi giacimenti petroliferi che fanno gola a molti.
Elvin Nabizade, artista che vuole far crescere l'arte del suo paese, sa che l'Azerbaijan è uno stato che non ha ancora detto la sua e che per varie ragioni deve trovare una propria identità in questo campo e la Biennale di Venezia è una piattaforma importante dove affermarsi e crescere, dove rendersi conto di quanto importante sia un'immagine culturale ed artistica.
Elvin ha affermato di voler cercare nuovi spunti ed ispirazioni proprio magari con una vena più orientale, a rimarcare la duplice matrice culturale del suo paese.
Le due istallazioni sono un arco molto suggestivo composto di Saz uniti tra loro con il titolo Under One Sun e Sphere, un globo circolare composto di una moltitudine di strumenti tipici, simbolo della cultura popolare.
Gli effetti ottici di Hypnotica
Le opere portate dal gruppo Hypnotica sono molto moderne, tecnologiche, curate, occidentali in un certo senso, ma fanno cadere il pubblico in una specie di dimensione onirica quasi orientale, li attraggono in un mondo parallelo di forme non chiare e definite.
La prima sala per esempio, una stanza buia, piena di piccole luci che vagano a caso e che improvvisamente tratto si materializzano in varie figure narranti, fa perdere al visitatore il senso del tempo e dello spazio, coinvolgendolo ad ascoltare le parole e le esperienze dell'oratore.
L'opera forse dal messaggio più intenso è Traffic , vari pannelli su più livelli attraversati da figure umane composte di luce che si incontrano e si scontrano senza badare troppo agli altri, a come siano fatti, se siano grandi o piccoli, uguali o diversi, simboleggiando da una parte l'assenza di comunicazione che via via il nostro mondo frenetico ci impone, ma dall'altra, contestualizzando ciò che si vede nel padiglione, possiamo leggere il tutto con il messaggio per cui siamo tutti uguali, composti di luce allo stesso modo senza reali differenze.