Alcuni sono visibili dalla terra per via di una distanza relativamente ridotta, altri sono troppo lontani dato che si trovano anche a 36 mila chilometri dal nostro pianeta. Vengono spediti nell'orbita terrestre da un razzo vettore, per compiere monitoraggi di vario tipo e funzioni molto utili per l'umanità come quelli per le telecomunicazioni, per il controllo meteorologico, i satelliti spia con scopi militari, quelli per il telerilevamento, quelli di navigazione. Poi, quando hanno finito il loro dovere, tornano sulla terra. Oggi ci sono circa quattromila satelliti in orbita.

Ma dove vanno i satelliti quando finiscono il loro servizio?

Cos'è il punto Nemo?

Il punto Nemo, che porta il nome del capitano di Ventimila Leghe sotto i mari del romanzo di Jules Verne e che, in latino, significa "Nessuno", è un luogo sito nel mezzo dell'oceano Pacifico a 2600 chilometri di distanza dalla terra abitata più vicina. E' talmente isolato che le persone più vicine sono gli astronauti della Stazione Spaziale Internazionale quando passa a 400 chilometri sopra il suddetto punto. La vita di ogni satellite è controllata e, quindi, anche la sua "fine" e la sua discesa. Quando questo accade il satellite si disintegra a contatto con l'atmosfera, si calcola che le parti più grandi siano qualche migliaio mentre le parti di dimensioni più ridotte, pari anche a granelli di polvere, siano milioni.

Il punto Nemo è stato scelto perché quando il satellite "torna a casa" non crei danni e perché tutti le parti in cui si suddividono i grandi corpi che attraversano l'atmosfera, si spargano in giro per l'oceano senza creare pericolo per nessun essere umano. Sono diverse le agenzie spaziali che hanno scelto quel luogo per far precipitare i resti dei propri oggetti volanti, sia l'agenzia spaziale europea, quella giapponese e quella russa.

Si calcola che dal 1970 ad oggi, nel punto Nemo si trovano i resti di circa 240 velivoli, tra cui la stazione spaziale MIR e il razzo Space X.

Nel 2018 è atteso l'arrivo della stazione spaziale cinese Tiangon-1 di cui la Cina ha perso il controllo nel 2016 e che rientrando, potrebbe spargere detriti per circa milleseicento chilometri quadrati, creando qualche problema qualora non bruciasse, seminando materiale di costruzione a 300 chilometri all'ora. Ma si calcola che si potranno avere 5 giorni di tempo per calcolare la zona del probabile atterraggio.