Spesso, pensando a come i nostri antenati vivessero mille anni fa, siamo suggestionati da quanto il sentito dire, alcune pellicole cinematografiche oppure la nostra stessa immaginazione ci portano a credere. Alla luce delle vicende storiche, cerchiamo di chiarire che tipo di società fosse quella medievale europea, approfittandone per riflettere sulla condizione dell'essere umano dell'epoca, sull'evoluzione della stessa nei secoli, non mancando di sottolineare il ruolo della donna a quei tempi, identificabile esclusivamente nelle definizioni di sposa, vedova o vergine.

L'alba del nuovo millennio si configurava chiaramente intorno ad uno schema ben definito: una struttura trifunzionale, necessaria a che tutto funzionasse secondo canoni cristiani, principalmente segnata dal mistero del soprannaturale, il bene ed il male in eterna lotta.

È il vescono Adalberone di Laon che, in un poema dedicato a re Roberto il Pio, distingue tre componenti della società cristiana: gli oratores, quelli che pregano, i bellatores, quelli che combattono, ed i laboratores, quelli che lavorano, ecco come appariva il paesaggio sociale intorno all'anno 1030.

I primi, gli acclesiastici (monaci e prevosti), con il compito di pregare e quindi comunicare con la Divinità, quindi per questo in posizione privilegiata e di grande potere terreno. L'altro ordine è quello dei combattenti, nello specifico i cavalieri, prossimi alla trasformazione verso la nobiltà. Sono loro deputati alla protezione di chi prega e di chi lavora. E proprio i contadini, la forza lavoro diremmo oggi, completano il quadro sociale, producendo il necessario per tutti.

È una società che sembra rappresentare un tutto armonico, attraverso ruoli complementari, nella quale si sottolinea l'equaglianza, ma che ovviamente rafforza le differenze tra i tre ordini. Per permettere di subordinare il terzo ordine, i lavoratori, agli altri due, viene mutuato dalla Bibbia, nella quale si racconta dei tre figli di Noè: il più ribelle dei figli, Can, fu destinato a servire i fratelli, Sem e Iafet.

Così colui il quale avesse nel proprio destino di appartenere a quella classe, avrebbe dovuto, per tutta la vita, mettersi al servizio degli altri due ordini, i quali comunque, dal punto di vista degli optimates dell'epoca, sarebbero serviti per salvare la sua anima dal Demonio e per difenderlo dai nemici.