Tiler agisce di notte, lontano da occhi indiscreti, il volto coperto da una maschera da scimmia. Regala alla città di genova, ai suoi abitanti - e non solo - opere colorate, di fantasia, realizzate su piastrelle.

Chi è Tiler?

Innanzitutto perché Tiler? Tiler in inglese significa letteralmente “piastrellatore” e questo ci spiega la scelta del nickname dall’artista genovese. Dalle foto sui social e da alcune interviste che ha rilasciato sappiamo inoltre che il Bansky genovese – come è stato definito da alcuni – è un uomo sulla quarantina, un lavoratore, originario della Valbisagno.

Genova, un museo a cielo aperto

La città di Genova, grazie a questo artista, si è trasforma, e continua a trasformarsi, in un vero e proprio museo a cielo aperto. Passeggiando per le strade del capoluogo ligure ci si può imbattere in un cane astronauta, in una Batgirl in evidente sovrappeso o in due promessi sposi alquanto particolari: un gatto e un topo. E questi sono solo tre esempi delle numerosissime opere che Tiler ha disseminato per la città, che spingono i cittadini a una curiosa caccia al tesoro.Sono tanti infatti i genovesi, e anche i turisti, che si immortalano davanti ad una delle opere dell’artista. Ma Tiler non si è fermato solamente alla sua città natale, ha infatti lasciato un segno anche a Bologna, Milano, Modena, Firenze Antibes e Les Saintes Maries de la Mer.

Tra i progetti futuri invece ci sono Torino e Napoli in primis, poi, uscendo dall’Italia, Parigi, Londra e Berlino.

Le piastrelle colorate

Volti famosi, teste di animali e corpi da uomini, creature fantastiche, giochi di luci e colori, arcobaleni, nuvole. Sono solo alcuni dei protagonisti delle opere dell’artista che si firma “tiler”, la scritta in stampatello di colore rosso, fatta con la bomboletta o nera in corsivo direttamente sulle piastrelle, che accompagna le sue creazioni, tutte di ambientazione surrealista.

L’uomo realizza i suoi “attacchi d’arte” nel suo laboratorio su un mosaico di piastrelle al quale applica la grafica da lui realizzata. Poi le trasporta coperte da una cartone e le attacca sui muri, donandole alla città di Genova e ai suoi cittadini, regalando un po’ di colore e bellezza a luoghi desolati, per spingere i passanti ad alzare lo sguardo, a porsi domande.

Street art: odio o amore?

La street art divide l’opinione pubblica. C’è chi la ritiene un atto vandalico e chi la considera la corrente artistica del nostro secolo. A partire da Bansky, sono molti gli artisti di strada che hanno trasformato la propria arte in un messaggio sociale, radicato nel luogo in cui le opere sono collocate. Solitamente hanno successo, rimanendo però nell’anonimato.

Bulli Vs Tiler

Alcuni lo definiscono un eroe, c’è chi invece proprio non riesce a tollerarlo. Tre i casi in cui le sue opere sono state rimosse, anche se ne ignoriamo le motivazioni. Altri invece hanno cercato di contrastarlo, coprendo le famose piastrelle con stickers. Vero è che anche Tiler ha ricevuto numerose critiche quando a sua volta ha coperto con una delle sue opere una scritta di Melina Riccio, bizzarra figura dell’underground metropolitano.

Denuncia al degrado

Dietro le opere di Tiler c’è un preciso progetto, quello di denunciare il degrado. I mosaici vengono collocati in luoghi abbandonati, zone in decadenza, quartieri pericolosi, punti della città su cui l’artista vuole attirare l’attenzione dei cittadini. La collocazione delle piastrelle viene solitamente accompagnata da un dibattito sui social, molto utilizzato dall’uomo mascherato per comunicare con i suoi followers. I social network svolgono un ruolo importante anche per i numerosi abitanti che si sentono di dire la loro, utilizzano la pagina facebook di Tiler per segnalare sprechi e degrado nella città. A questo punto non ci rimane che aspettare il prossimo appuntamento sui muri genovesi, o magari in qualche altra città, chissà.