Si celebra il giorno 3 febbraio, nella chiesa cattolica, la festività di San Biagio. Si può considerare, dopo la Candelora, l'ultima festa che in qualche modo rimanda al Natale, sebbene liturgicamente il tempo di Natale sia già ampiamente concluso.
Il santo
Biagio di Sebaste fu arcivescovo cattolico, di etnia armena, vissuto nel terzo secolo dopo Cristo e morto a Sebaste nel 316. Venerato anche dalla chiesa ortodossa, fu medico come i suoi colleghi Cosma e Damiano. Fra i miracoli legati alla sua vita, uno in particolare gli ha concesso il patronato sui malanni della gola. Si racconta che durante la prigionia, subita prima della conversione di Costantino e del suo editto (313 d.C.), egli guarì un ragazzo al quale si era conficcata una lisca di pesce nella trachea.
Il rito cattolico prevede ancora oggi, al termine della Santa Messa del 3 febbraio, la benedizione della gola con due candele incrociate, al centro delle quali viene posta la testa del fedele che necessita della guarigione o semplicemente richiede la benedizione della gola dai malanni invernali. Il rito è praticato, oggi, soprattutto nelle chiese di rito antico.
Le tradizioni popolari
La venerazione per il santo è diffusa soprattutto nel Nord Italia, in particolare nelle diocesi di rito ambrosiano e ancor di più a Milano. Secondo la tradizione popolare il 3 febbraio si deve mangiare del panettone natalizio raffermo come gesto propiziatorio per affrontare i malanni di gola che, in un giorno fra i più rigidi dell'anno come quelli di inizio febbraio, sono in agguato.
Ciò contribuisce anche a legare la festa di San Biagio al Natale, rendendola l'ideale ultimo sprazzo di periodo natalizio prima dell'arrivo della Quaresima.
Anche al sud però non mancano le tradizioni: a Maratea sono conservate le reliquie del santo. Esse giunsero nel 723 in un'urna di marmo all'interno di un carico commerciale che da Sebaste doveva arrivare a Roma.
A causa di una bufera la nave dovette fermarsi a Maratea e qui le reliquie, alla fine, rimasero. Le pareti della Basilica, secondo la tradizione locale, periodicamente stillano un liquido giallastro utilizzato per curare i malati: esso nel 1563 venne riconosciuto da papa Pio IV come "manna celeste".
Un'ultima tradizione legata a San Biagio è quella dei bambini benedetti.
Secondo una versione popolare diffusa in tutta Italia, uno dei motivi di morte infantile più diffusi era quella legata ad un "mal di gola" mortale, che attaccava appunto soprattutto i bambini: si trattava della difterite, spesso confusa (ancora nell'Ottocento) con altre malattie della gola. Non appena quindi un bambino presentava un mal di gola, ci si preparava al peggio: san Biagio era l'unico santo a cui ci si poteva votare e non a caso la sua festa, il 3 febbraio, posta in una fase dell'inverno che guarda già alla primavera, era un segno di buon auspicio e protezione celeste.