I conti pubblici, parlano chiaro: le possibilità di elargire compensi pensionistici maggiori e più in fretta sono veramente limitate o quasi impossibili! Possiamo illuderci, possiamo credere a quel politico o a quell'altro, possiamo scendere in piazza, ma la matematica non "cambierà opinione"!
Premessa fatta, come in ogni regola che si rispetti, anche in quella della "mancanza matematica di fondi", c'è l'eccezione, o comunque il modo per arrivare a ribaltare la sottomissione a tali conti. In attesa della modifica/rettifica della tanto discussa legge Fornero, attualmente sono già presenti nella regolamentazione del sistema pensionistico italiano alcuni escamotage, delle stratergie trasverse, che offrono differenti possibilità di anticipo della pensione e quindi di un'uscita anticipata dal mondo del lavoro.
Vediamo, quindi, quali sono nel dettaglio.
Pensione in anticipo: le opzioni sono sei
Coloro che "non ne possono più", che pur di andare prima in pensione rinuncerebbero ad una parte del loro compenso pensionistico, hanno 6 opzioni:
- Ape volontario: metodo ampiamente discusso ultimamente, che rappresenta un prestito elargito da una banca in 12 rate mensili e garantito dalla stessa pensione di vecchiaia del richiedente, che ovviamente subirà detrazioni. Tale scelta potrà essere esercitata dai lavoratori che hanno raggiunto i 63 anni di età e a cui manchino massimo 3 anni e 7 mesi alla pensione di vecchiaia, requisito che cambierà dal 2019 dato l'adeguamento dell'età pensionabile all'aumento dell'aspettativa di vita;
- Cumulo gratuito dei contributi versati a diversi Enti Previdenziali, che permetterà di sommare i contributi e raggiungere prima la pensione;
- Il TFR, ossia far confluire il Trattamento di Fine Rapporto in una forma previdenziale a propria scelta;
- la "Rita": la Rendita Integrativa Temporanea Anticipata, consiste nell'erogazione a rate di un importo a discrezione dell'aderente ad un fondo pensione. Ciò significa che il richiedente tale "Rita" può decidere autonomamente anche di ritirare l'intero importo del montante contributivo, e in una sola volta. I requisiti sono: la fine dell'attività lavorativa, 5 anni massimo di anticipo sulla pensione di vecchiaia, 20 anni di contributi, minimo 5 anni di partecipazione a forme contributive complementari;
- i Contributi Volontari, ossia l'Impiego dei risparmi in versamenti volontari dei contributi che mancano al raggiungimento della soglia pensionabile. Tale autorizzazione potrà essere rilasciata al lavoratore nel caso egli: avrà maturato almeno 5 anni di contributi anche non consecutivi, minimo 3 anni di contributi nei 5 che precedono tale richiesta, e ovviamente interruzione del rapporto di lavoro;
- il riscatto degli anni di laurea: chi si è laureato in corso e ha iniziato a lavorare a 25 anni potrà far conteggiare gli anni di studio come contributi utili ai fini pensionistici.
Non si può certo esultare per queste possibili scelte in mano al lavoratore che si appresta alla pensione, e che sceglie di "allungare" la propria vecchiaia in serenità, ma di sicuro tali "manovre" esistono e sono un tassello in più nella libertà di scelta, seppur molto condizionata e decisamente poco vantaggiosa per le tasche.
Disponibilità economica o del proprio tempo? Questo è il dilemma.