Dopo lunghe analisi effettuate in collaborazione con il CEDAD dell’Università del Salento, Italus (così è stato soprannominato) è riuscito ad ottenere il titolo ufficiale di albero vivente più vecchio d'Europa, soffiando il posto ad un altro albero che si trova in Grecia. Appartiene alla specie del pino loricato (Pinus heldreichii) e conta ben 1230 anni, più di un millennio di storia. Questo risultato eccezionale era stato presentato lo scorso mese alla conferenza scientifica “Radiocarbon” di Trondheim e poi pubblicato sulla rivista ''Ecology, Ecological Society of America'' da parte del team di ricercatori coordinato dal prof.

Gianluca Piovesan dell’Università della Tuscia.

Si trova nel Parco del Pollino: gli studi sono durati 5 anni

Italus si trova a circa 2000 metri d'altitudine, in una vasta area verde al confine tra le province di Cosenza, Potenza e Matera, nel Parco Nazionale del Pollino, rinomato per i suoi paesaggi attraversati dagli Appennini Meridionali e che ora può vantare di una pianta diventata primato europeo.

Gli studi hanno richiesto circa 5 anni e hanno avuto come obiettivo quello di approfondire la conoscenza della specie del pino loricato dal punto di vista genetico, dendrocronologico e dell'areale. I ricercatori hanno ricavato dei campioni di tronco e di radici, si sono avvalsi dell’aiuto dell'acceleratore di particelle Tandetron di cui dispone il CEDAD (CEntro di DAtazione e Diagnostica) e hanno misurato la quantità di radiocarbonio contenuta in essi.

Il radiocarbonio (o carbonio 14) è, infatti, un isotopo che da anni viene impiegato per datare i reperti archeologici e alcuni materiali. Si produce spontaneamente a causa dei raggi solari e cosmici che si imbattono nell'atmosfera terrestre e viene assorbito dagli organismi viventi. Quindi, misurandone la quantità presente nel tronco di Italus, si è potuto verificare sia la sua età che la quantità di radiocarbonio presente nell'atmosfera in un determinato anno in cui l'albero è vissuto.

Una scoperta che lascia spazio a nuove ricerche

Questa ricerca ha permesso di ottenere abbastanza informazioni da costituire un piccolo archivio riguardante il livello di radiocarbonio concentrato nell’aria negli ultimi 1230 anni. Il direttore del CEDAD Lucio Calcagnile ha spiegato anche che attraverso questi risultati ''Abbiamo identificato un aumento anomalo negli anni 993-994.

Per la prima volta questo evento viene identificato in Italia e in un albero vivente''. Il prof. Gianluca Quarta, co-autore della scoperta, ha commentato: ''La sfida ora è identificare altri eventi di questo tipo, stabilirne la natura e l’eventuale periodicità'', una ricerca che andrà proseguita e approfondita, dal momento che un evento di questo genere oggi potrebbe causare grossi danni ai sistemi di telecomunicazione e ai satelliti, mettendo a rischio molte tecnologie che usiamo ogni giorno.