Continuano le tensioni sui mercati dei capitali: nella giornata del 7 giugno si è rilevato per alcuni titoli di stato greci a breve un rendimento inferiore ai titoli italiani di pari scadenza.

Questo vuol dire che, nella percezione degli operatori finanziari, la Grecia è considerato un emittente meno rischioso dell'italia rispetto a quella particolare durata temporale. L'incertezza sui provvedimenti concreti, mediante i quali il contratto di governo verrà tradotto in pratica, suscitano preoccupazione, in particolar modo con riferimento l'orizzonte temporale di breve termine.

Il Sorpasso (in negativo) nello spread

Mentre l'attenzione è generalmente focalizzata sullo spread positivo esistente tra i BTP, titoli di stato italiani a lungo termine e i bund tedeschi, questa volta a destare scalpore è stato lo spread diventato negativo nei confronti dei titoli a breve termine greci: a fronte di un rendimento dello 0.79% registrato per i BOT a nove mesi emessi dalla Repubblica Italiana, i titoli ellenici di pari scadenza rendevano 0.75% dando luogo a uno spread negativo di 4 punti base.

Il rendimento effettivo sui titoli di stato è considerato una misura della rischiosità che gli operatori finanziari attribuiscono agli emittenti.

Dal momento che la Germania è percepita come un paese più solido, il rendimento sui suoi titoli di stato è più basso di quello degli equivalenti titoli italiani. In questi giorni si registra uno spread positivo tra i titoli italiani e quelli tedeschi nell'ordine di 250-270 punti basi, in crescita rispetto a quanto registrato fino al mese di maggio quando questo indicatore oscillava intorno ai 150 punti base.

Che però la percezione di aumentato rischio nei confronti dell'italia arrivasse al punto da rendere preferibile sulle scadenze brevi i titoli greci risulta un elemento di sorpresa per la maggior parte degli osservatori.

Le prospettive di breve termine

La principale spiegazione dello spread negativo nei confronti della Grecia si basa sulla considerazione della minore incertezza del quadro politico ed economico di questo paese su un orizzonte di 1 o 2 anni: tutte le principali forze politiche del paese sono concordi sulla necessità di mantenere un rigido controllo dei conti pubblici e di rimanere entro i parametri del programma europeo di assistenza attualmente in corso.

Lo stesso non si può dire del nostro paese nel quale prima della formazione del governo sono state ventilate diverse politiche economiche di tipo espansivo, sia sul versante della maggiore spesa pubblica, sia della riduzione delle entrate, senza indicare soluzioni di copertura. Questo lascia intendere che sussista una considerevole probabilità che l'Italia peggiori i propri saldi di finanza pubblica con conseguenti possibili tensioni nel breve termine nei confronti dei partner europei. Il movimento osservato nei rendimenti dei titoli di stato riflette con ogni probabilità la valutazione di questo rischio.