Matteo Salvini prima era un leader comunista dei comunisti padani e voleva la cannabis libera: qual è la strategia comunicativa alla base del suo trasformismo? Matteo Salvini, da leader comunista a esponente mondiale italiano della destra più integralista. Rappresentante della terza rivoluzione della Lega, dopo Bossi e Maroni, sembra aver cancellato la memoria di moltissimi leghisti e moderati di destra che proprio non ricordano quel Matteo appena ventenne che voleva la liberalizzazione della cannabis e sedeva in consiglio comunale come leader dei giovani comunisti padani.

Correva l’anno 1998 e il futuro leader leghista al giornale “Il Sole delle Alpi” dichiarava di volere l'erba libera. Ma da allora qualcosa è cambiato.

Da riformista a possibilista

Nel 2015, quando c'è stata la discussione sulla liberalizzazione della cannabis, Matteo Salvini, non si è più assunto i temi riformisti tipici della sinistra storica, ma ha deciso di proporre la liberalizzazione della prostituzione e della professione. Se oggi egli definisce «allucinante» la possibilità di legalizzare droghe leggere asserendo che il suo partito, la Lega Nord dirà sempre di No ad ogni ipotesi che vada in questo senso, nel 1998 egli aveva una posizione diametralmente opposta.

Ma cosa ha portato Matteo Salvini a cambiare radicalmente idea?

Anche nel 2014 egli era "possibilista": durante un'intervista a LA7, aveva detto: "Legalizzare le droghe leggere? Parliamone". La dichiarazione sarebbe stata fatta alla trasmissione “Coffee Break”.Nel 2018 aveva cambiato nuovamente idea.

Da possibilista a intransigente

In un'altra occasione, Salvini disse di non distinguere tra droghe pesanti e leggere e aggiunse che il consumo delle droghe è un fenomeno di cui si parla sempre troppo poco ma che sta aumentando a dismisura, ragion per cui egli considera la cannabis al pari dell'eroina, proprio in quanto è la prima droga che si utilizza prima di passare a quelle pesanti.

Parole proibizioniste, dunque, e si può essere d'accordo o meno con lui. Lo si può considerare contraddittorio ma forse dietro questa strategia comunicativa e Politica trasformista c'è ben altro.

La sua posizione più recente invece, che gli è valsa anche la critica da parte del Movimento 5 stelle, il 5 marzo 2019, vede Salvini come promotore del ddl favorevole all'eliminazione del concetto di "modica quantità", reo secondo il leader leghista di aver salvato dalla galera moltissimi spacciatori.

Il problema secondo il M5S invece è che il ddl andrebbe a colpire solo i consumatori e non sarebbe incisivo come la scelta di legalizzare la cannabis.

La strategia comunicativa alla base

Matteo Salvini ha scelto una linea comunicativa: la sua strategia di propaganda si basa su due tematiche fondamentali: sicurezza e immigrazione. Ammettere la legalizzazione delle droghe leggere e dunque della cannabis, secondo le ideologie di destra, significa porre un limite alla possibilità di controllo sugli effetti che la stessa cannabis potrebbe avere tra i fruitori.

La possibilità del rallentamento dei riflessi alla guida, gli effetti a lungo termine che il THC, principio attivo della cannabis avrebbe sulle persone, non consentirebbero insomma di poter veicolare le due tematiche principali della sua campagna ed in particolare ciò diventerebbe contraddittorio per le questioni legate alla "sicurezza". La sua immagine politica ha subito dunque un trasformismo radicale ma ogni scelta è stata fatta sulla base di una linea comunicativa chiara e precisa.