Boote è una costellazione boreale, quindi visibile ottimamente dall'emisfero boreale. Si osserva specialmente nel periodo estivo, perché in quello invernale sorge parecchio tardi. Fa parte delle 48 costellazioni più antiche, ovvero quelle elencate da Tolomeo. Trovarla non è difficile. Seguendo la curvatura delle ultime tre stelle dell'asterisma del Grande Carro si arriva alla stella principale di questa costellazione, ovvero Arturo, che è anche la quarta stella più luminosa del cielo notturno, dopo Sirio (costellazione del Cane Maggiore), Canopo (costellazione della Carena) e Alfa Centauri (costellazione del Centauro).
Secondo la tradizione, il Boote fa girare l'Orsa Maggiore attorno al Polo Nord. Da ciò deriva il nome di Arturo, che significa "guardiano dell'orsa". Da questa costellazione parte lo sciame meteorico delle Quadrantidi, il più denso sciame di stelle cadenti, pari a quello delle Geminidi e superiore a quello delle lacrime di San Lorenzo.
Essendo una costellazione risalente ai greci, essa è seguita dalla mitologia. In questo caso sono presenti ben due miti.
Primo mito: Arcas
Secondo il primo, il Boote rappresenterebbe Arcas, il figlio di Zeus. Il padre degli dei si era recato a pranzo dall'amante Callisto, dove era presente anche Licaone, il padre di lei. Licaone non credeva che lui fosse veramente Zeus e decise di scoprirlo.
Per questo motivo uccise Arcas e lo tagliò a pezzettini, servendoglielo insieme all'altra carne. Se l'uomo avesse riconosciuto il figlio, Licaone avrebbe avuto la certezza che si trattasse di Zeus. Quando il padre degli dei si accorse dell'uccisione del figlio si riempì di ira. Uccise i figli di Licaone con una folgore, e trasformò lui in un lupo.
Ricompose poi il figlio e lo diede in cura alla Pleiade Maia. Callisto venne intanto trasformata in orso, forse dall'invidia di Era la moglie di Zeus, o forse da Zeus stesso.
Col passare del tempo Arcas crebbe. Durante una battuta di caccia incontrò Callisto, che cercò di salutarlo. Tuttavia essa era un orsa e il figlio non la riconobbe e tentò di ucciderla.
Per evitare che si uccidessero a vicenda, Zeus portò entrambi nel cielo, trasformandoli nella costellazione dell'Orsa Maggiore e del Boote.
Secondo mito: Icario
Il secondo mito narra di Dioniso che insegnò ad Icario a produrre il vino. Il vecchio fu molto felice di questo e si mise a produrlo. Durante una festa regalò del vino ad alcuni pastori. Questi però si sentirono male subito dopo averlo bevuto. Credendo che Icario cercasse di avvelenarli tornarono da lui e lo uccisero. Mera, il vecchio cane di Icario, corse in preda alla disperazione dalla figlia dell'uomo, Erigone, e la condusse al corpo del padre, che si trovava nel terreno dove veniva coltivata l'uva e prodotto il vino. Sia Erigone che Mera si suicidarono straziati dal dolore. Commosso da tanto amore, Zeus fece salire in cielo Icario, Erigone e Mera, trasformandoli rispettivamente in Boote, Vergine e Cane Minore.