Soprannominato la Freccia del Sud, connubio tra le origini pugliesi (Barletta) e le grandi doti da velocista, Pietro Mennea riuscì a frantumare il record stabilito 11 anni prima dallo statunitense Tommie Smith (19”83) ai Giochi Olimpici, svoltisi sempre a Città del Messico. La preparazione a tale risultato, probabilmente fu figlia anche della deludente olimpiade che affrontò, a furor di popolo, a Montréal nel 1976, in cui arrivò ai piedi del podio sia nei 200 m che nella staffetta 4x100, risultati non all’altezza di un’atleta del suo calibro.

Pietro Mennea, la storia di una leggenda dell'atletica

Nonostante le ottime vittorie agli Europei del 1978 sia indoor che outdoor, il suo vero obiettivo erano le Olimpiadi di Mosca del 1980, ma il destino, alle porte dell’anno olimpico stesso, gli servì su un piatto d’argento, un irripetibile possibilità di affermazione ancora più netta nell’elite dell’atletica mondiale: le Universiadi di Città del Messico nel 1979. Il professor Carlo Vittori (più che un allenatore per il nostro Pietro, allora anche studente in Scienze Politiche), programmò quella stagione unicamente in funzione delle Universiadi; prova ne diede il forfait dello stesso Mennea alla Coppa del Mondo di Montréal l’ultima settimana di agosto del 1979.

Mennea si presenta a questa competizione con un personale di 20”11 (il record europeo era detenuto dal suo “eterno rivale” Valeij Borzov con 20”00), ma in batteria corre un grande 19”96, cancellando di fatto il record europeo di Borzov. In semifinale non eccelle, chiudendo con un 20”04. Finalmente arriva, quel 12 settembre 1979, lo ha preparato tutta la stagione.

Forse lo preparava da una vita, da quando bambino, scorrazzava per le vie cittadine, oppure da quando “clandestinamente” correva e vinceva nella sua Barletta, gli sprint contro le automobili; sta di fatto che un uomo non era mai stato così pronto a fare il suo ingresso nella storia.

La corsa decisiva e poi il record tanto sognato

Era il 12 settembre 1979, dicevamo, si sistema sulla corsia assegnata (n. 4), in attesa dello start la sua mente viaggia ripensando a quante, troppe, volte quel tempo gli fosse sfuggito, ma più ci pensava e più prendeva consapevolezza che fosse la volta buona. Lo sparo, si parte. La freccia del sud corre come mai aveva fatto prima; progressione a dir poco mostruosa tra i 120 ed i 160 metri ed eccolo tagliare il traguardo. Aveva vinto si, ma il tempo? 19”72!? Era il 1979 avevano sbagliato anno!? No caro Pietro, 19”72, record del mondo! Quella gara e quel record valevano tantissimo, anche oltre l’ambito sportivo. Mennea incarnava la rivincita di un popolo, di una nazione, del suo sud.

In quel momento l’uomo più veloce del mondo era italiano, interrompendo un’egemonia che da Jesse Owens, passando per lo stesso Tommie Smith, aveva caratterizzato il cliché che i velocisti più forti fossero caraibici o afro-americani. Quel record del mondo durò ben 17 anni, quando Michael Johnson lo portò a 19”66, in occasione dei trials olimpici per Atlanta 1996, ma è tutt’ora il record europeo! 1979-2019 i 40 anni di un record immortale, proprio come Pietro Mennea, la freccia del sud. “Nello sport gli obiettivi importanti non possono essere tanti ed in fila l'uno con l'altro, bisogna scegliere ed io scelsi il Messico” così Pietro Mennea.