Gli immigrati hanno diritto alla pensione in Italia? Una domanda che molti lavoratori stranieri regolari nella penisola si pongono. In linea generale, alla stregua di tutti i lavoratori italiani, anche gli immigrati, che siano comunitari o extracomunitari hanno diritto alla pensione. Un altra domanda comune a molti è quella relativa alla tipologia di pensione che è possibile ottenere in qualità di lavoratore straniero in Italia. Anche in questo caso, sempre per grandi linee è possibile affermare che ai lavoratori immigrati può essere erogata oltre alla pensione di vecchiaia o alla pensione anticipata, anche qualsiasi altra forma di pensione oggi vigente.

Parliamo come è facile comprendere, di opzione donna, Ape social ed anche della quota 100. Naturalmente è necessario soddisfare i requisiti specifici per ogni singola misura e se il lavoratore è proveniente da un Paese al di fuori della Comunità Europea, occorre avere un permesso di soggiorno in Italia. Vediamo nel dettaglio quali sono le regole per le Pensioni nel caso in cui il richiedente sia un cittadino straniero, quali tipologie di pensioni è possibile richiedere e cosa accade se una volta usciti dal lavoro, gli immigrati tornano nel loro Paese natio.

I trattamenti pensionistici per gli immigrati, quali sono?

Come per un italiano, anche uno straniero che soddisfa i requisiti per andare in pensione secondo le regole del sistema previdenziale nostrano, l'Inps eroga mensilmente la pensione.

La prima misura che può essere richiesta perché appannaggio della generalità dei lavoratori su suolo italiano, siano essi dipendenti privati, lavoratori statali o lavoratori autonomi è la pensione di vecchiaia. I requisiti pensione di vecchiaia a stranieri, così come per tutti gli altri, sono stati parzialmente modificati nel 2019 per via di uno scatto di 5 mesi relativo all'aspettativa di vita.

La pensione di vecchiaia si centra con almeno 67 anni di età e almeno 20 di contributi a prescindere che il richiedente sia uomo o donna ed a prescindere dalla tipologia di lavoro svolta. Per alcuni stranieri il trattamento è addirittura più favorevole degli italiani. Infatti, per lavoratori che rientrano nel sistema contributivo, cioè per chi ha versato il primo contributo a partire dal 1° gennaio 1996, se si torna nel proprio paese di origine bastano 5 anni di contributi invece di 20.

Gli immigrati rimpatriati quindi potrebbero sfruttare la pensione di vecchiaia sempre dai 67 anni di età ma con 5 anni di contributi. Inoltre è possibile sfruttare anche la pensione anticipata stranieri, quella distaccata da limiti di età. In questo caso servono 42 anni e 10 mesi di contributi se il richiedente è maschio, mentre ne servono 41 anni e 10 mesi se il richiedente è femmina.

Le nuove misure pensionistiche

Le possibilità di pensione a stranieri non si fermano ai due pilastri del sistema, cioè a quiescenze di vecchiaia o anticipate. Per esempio, possono accedere alla tanto discussa quota 100. Sulla misura si discute ancora molto se confermarla o meno, se proseguire oltre la sua scadenza e se correggerla in termini di requisiti di accesso.

Allo stato attuale delle cose, cioè in base alle regole attuali, quota 100 può essere sfruttata fino al 31 dicembre 2021. Anche per gli stranieri, occorre avere almeno 62 anni di età ed almeno 38 anni di contributi versati. Tra le misure fruibili anche dagli immigrati, l'Ape sociale, una misura che può essere definita anche assistenziale visto che è destinata solo a particolari e disagiate tipologie di soggetti, anche stranieri naturalmente. L'Ape sociale può essere fruita da disoccupati che da 3 mesi hanno terminato di percepire l'indennità per disoccupazione Inps (Naspi). In alternativa, stessa possibilità per invalidi o per chi ha invalidi a carico. In entrambi i casi, il grado di invalidità minimo per poter rientrare nella misura è del 74%.

Come requisiti occorre avere almeno 63 anni di età ed almeno 30 di contributi. L'Ape sociale è appannaggio anche dei lavoratori alle prese con i cosiddetti lavori gravosi. Maestre di asilo, edili, camionisti, braccianti agricoli, facchini e badanti sono tra le 15 categorie che il nostro ordinamento ha previsto di considerare gravose. Molte di queste attività sono tra le più comuni svolte da stranieri, basti pensare agli edili, ai braccianti agricoli o alle badanti. Ferma restando l'età pensionabile minima dell'Ape social, che è di 63 anni, per i lavori gravosi i contributi minimi da versare sono 36 anni, dei quali almeno 7 anni degli ultimi 10, o almeno 6 degli ultimi 7, devono essere stati versati lavorando con una delle 15 mansioni gravose previste.

Anche opzione donna è misura che si applica anche a stranieri. Le lavoratrici dipendenti possono andare in pensione con 57 anni di età e 35 di contributi con pensione calcolata con il penalizzante sistema contributivo. Per le lavoratrici autonome invece l'età di uscita sale a 58 anni.

Come si fa domanda di pensione

Per gli stranieri si applicano come dicevamo, le medesime regole degli italiani. Gli immigrati pertanto hanno diritto alla pensione di reversibilità, alla pensione di inabilità ed anche all'assegno ordinario di invalidità. Per queste ultime però è necessario che anche dopo la carriera lavorativa, lo straniero sia effettivamente residente in Italia. Essendo misure assistenziali infatti, queste prevedono che vengano fruite solo se si resta nel territorio italiano.

Una differenza importante perché per le pensioni collegate al lavoro e quindi ai contributi versati, come dicevamo in precedenza, la loro fruizione è distaccata dall'obbligo di risiedere in territorio italiano. Anche la domanda di pensione, dal punto di vista delle procedure, non varia se il richiedente è italiano, comunitario o extracomunitario. La domanda deve essere presentata tramite i canali telematici dell'Inps, o tramite le proprie credenziali di accesso ai servizi on line dell'istituto, o tramite Caf, patronati e professionisti. Nel caso in cui il lavoratore straniero sia un rimpatriato invece, occorre utilizzare il modello AP 50, da inviare alla Direzione Provinciale di Perugia che è quella che si occupa di queste pratiche provenienti da lavoratori stranieri rimpatriati.

. Per poter espletare la procedura, oltre alla presentazione telematica all'Istituto, occorrerà inviare tutta la documentazione richiesta, autenticata dal consolato italiano presente nel loro Paese di origine.