È morto nei giorni scorsi Ulay, pseudonimo di Frank Uwe Laysiepen, famoso performer che insieme a Marina Abramovic, sua compagna d'Arte e di vita, ha scritto le pagine più commoventi della performing art. Si è spento lo scorso 2 marzo, all'età di 76 anni.

Ulay e Marina Abramovic hanno fatto delle rispettive esistenze la loro arte. Il loro corpo, unica materia vitale possibile, la loro tela. Il loro capolavoro, la travolgente storia d'amore che li ha uniti, vissuta sotto gli occhi di tutto il mondo. Tra il '76 e l'88 realizzano i Relation Works, una serie di performance che riflettono sui rapporti uomo-donna.

Il tema viene raccontato attraverso forme espressive nuove, dirompenti, talvolta considerate estreme e oscene. Ma è il portato emotivo che permea i Relation Works, così strettamente legati alla loro relazione, a farne delle vere opere d'arte.

Relation Works: cronaca di una relazione

Marina e Ulay si conoscono nel 1976 ad Amsterdam in occasione di una performance dell’Abramovic.

Ulay, fotografo che si è affacciato da poco al mondo dell’arte performativa, rimane impressionato dalla potenza espressiva dell’artista di Belgrado. È amore a prima vista. Iniziano ad esibirsi insieme in una serie di performance dal titolo Relation Works. Per tre anni, che Ulay ricorderà come i più belli della loro storia, vivono a bordo di un furgone girando l'Europa come nomadi.

Nel '77 sono alla Galleria d'arte moderna di Bologna per la Settimana internazionale della Performance. Marina e Ulay, nudi, uno di fronte all’altra, creano quella che loro stessi definiscono una “porta vivente”. I visitatori della mostra sono costretti a passare in mezzo alla coppia, scegliendo velocemente a chi rivolgere lo sguardo.

Dopo un’ora la polizia interrompe la performance con l'accusa di oscenità in luogo pubblico. Ma Imponderabilia, questo il nome dell'esibizione, sarà tra le più famose della coppia.

Negli anni successivi la loro fama continua a crescere grazie ad altre incredibili performance come Relation in Time, durante la quale rimangono seduti e legati l'uno all'altra per i capelli per 19 ore; o come la celebre Rest Energy, dove Ulay tiene un'arco e Marina tende la freccia puntata sul suo cuore, espressione sconvolgente del tema della fiducia.

Ma più aumenta il successo, più loro rapporto si deteriora. Dopo 12 anni di completa simbiosi decidono di lasciarsi e mettere la parola fine ai loro Relation Works con un'ultima straordinaria perfomance: The lovers. The great wall walk. Lui da un estremo e lei dall'altro della Grande Muraglia cinese, Marina e Ulay intraprendono un cammino di 90 giorni per raggiungersi a metà e dirsi addio.

Il credo di Ulay: 'L'estetica senza etica è cosmetica'

Seguono anni di battaglie legali per i diritti delle loro performance. La Abramovic continua ad esibirsi in tutto il mondo mentre Ulay, fedele ad un certo concetto di performing art legato agli ideali degli anni 70, rimane ai margini del settore. "L'estetica senza etica è cosmetica" è il suo credo.

Ulay definì la separazione con la Abramovic "una piccola morte" dalla quale ha fatto fatica a risollevarsi. Dopo un periodo buio era tornato alla sua prima passione, la fotografia, con lavori come Polagram e Anagrammatic Bodies, un progetto legato ai collage fotografici realizzati da Ulay negli anni ’70. Poi nel 2011, quando gli venne diagnosticato il cancro, decise di iniziare un nuovo progetto, il documentario Project Cancer nel quale ripercorreva i luoghi e i momenti chiave della sua esistenza. Si è spento lo scorso 2 marzo nella sua casa a Lubiana. Aveva 76 anni.

Ulay e Marina emozionarono il mondo al Moma di New York

Nel 2010 Ulay e Marina erano tornati ad emozionare il mondo. Durante la performance della Abramović “The artist is present” al Moma di New York, Ulay comparve a sorpresa tra il pubblico e si è seduto davanti all’artista per guardarla negli occhi.

Fu stato un momento intenso, unico. I due vecchi amanti iniziarono a comunicare soltanto con lo sguardo, fino alla commozione. La Abramovic scoppiò in lacrime, per poi allungarsi verso Ulay e prendergli la mano, chiudendo così il cerchio del loro legame personale e artistico.