Bologna, 27 giugno 1980, ore 20.08. Il volo DC9 della compagnia Itavia decolla dall’aeroporto di Bologna Borgo Panigale in direzione Palermo Punta Raisi. Un volo come tanti, che trascorre tranquillo e senza nessun particolare disturbo.

Alle ore 21:04, all’improvviso, il buio. Mentre sorvola l’area marina compresa tra le isole di Ponza e Ustica, a circa 110 km a nord di quest’ultima, dell’aereo si perdono tutti i segnali, non vi è più traccia. Iniziano le ricerche, estenuanti, rese difficili dall’oscurità in cui tutto sembra essere inghiottito. E’ alle prime luci dell’alba che i timori diventano certezze, che le residue speranze crollano definitivamente.

Vengono individuati i primi resti dell’aeromobile DC9, che affiorano mestamente nelle acque del Mar Tirreno. In seguito vengono recuperati soltanto 38 corpi sul totale degli 81 passeggeri del volo, di cui 13 bambini.

Da quella strage improvvisa e senza un perché, sono passati 39 anni. 39 anni di indagini, dubbi, ipotesi, la più fondata delle quali vede l’aereo abbattuto per errore da un missile di un aereo da guerra. Ma per quelle 81 vittime non esistono colpevoli.

Resta solo la memoria, il ricordo di 81 vite spezzate che il Museo di Bologna, inaugurato il 27 giugno 2007 nel giorno del 27° anniversario della tragedia, riesce con grande forza e violenza emotiva a perpetrare nelle coscienze dei visitatori, a smuovere domande e dubbi sedimentati in 39 anni di oblio.

Sono stati i parenti delle vittime a volere con forza, rabbia e determinazione la realizzazione di questo luogo.

Il Museo di Ustica a Bologna: le installazioni

Il relitto del volo DC9, circa 200 pezzi ritrovati e trasportati a Bologna il 25 giugno del 2006 grazie ad un carico speciale coordinato dai Vigili del Fuoco, campeggia maestoso al centro dell’ampio salone, ricavato da un ex magazzino dell’ATC.

Un misto di emozione e di rabbia invade il visitatore alla vista di questo imponente esoscheletro, vuoto e svuotato delle speranze e dei sogni di 81 persone che hanno avuto solo la sfortuna di trovarsi nel luogo e nel momento sbagliato.

Intorno ai resti del velivolo è allestita un’installazione di Christian Boltanski, 81 luci a intermittenza poste sul soffitto, che si accendono e si spengono quasi simulando il respiro dei passeggeri, insieme a 81 specchi a circondare i resti dell’aereo, ognuno di essi a simboleggiare una vittima.

Dietro ad ogni specchio un piccolo altoparlante sussurra frasi di quotidianità, che ripropongono in modo verosimile ed estremamente toccante gli attimi immediatamente precedenti al disastro, immergendo il visitatore nei propri pensieri e spingendolo alla riflessione sull’ineluttabilità e sulla casualità della tragedia.

Gli effetti personali dei passeggeri del volo, migliaia di oggetti ritrovati insieme al relitto, sono contenuti in alcune casse chiuse e avvolte in drappi neri, accompagnate da una raccolta di fotografie contenute nella pubblicazione Lista degli oggetti personali appartenuti ai passeggeri del volo IH 870.

Nel Museo è presente anche un’area multimediale in una piccola stanza adiacente alla sala principale, in cui è possibile visionare filmati e testimonianze tratte dai notiziari e dai giornali dell’epoca.

Un luogo isolato dallo spazio e dal tempo

Sono passati 39 anni dal disastro di Ustica ma le domande sono tutt’oggi molto più delle risposte. Perché il volo DC9 di Itavia è sparito improvvisamente dai radar? E’ stato un attentato? E’ esplosa una bomba? E’ stato davvero abbattuto da un missile? Nel corso degli anni sono state prime avvalorate e poi smentite una moltitudine di ipotesi, dalle prime rilevazioni si parlò di ritrovamenti sui sedili e sulla carcassa del velivolo di tracce di esplosivo e TNT, ma successive perizie sullo stato di conservazione dei finestrini e di altre parti meccaniche dell’aeromobile rendono estremamente improbabile la detonazione a bordo di un ordigno. Può quindi essere che per un’assurda e sfortunatissima coincidenza l’aereo si sia trovato sulla traiettoria di fuoco di un aereo militare impegnato in un’operazione di guerra, o che addirittura siano entrati in collisione?

Si resta comunque nel campo delle ipotesi, verosimili ma mai diventate verità ufficiale. Dopo 39 anni ancora non c’è giustizia per i familiari delle 81 vittime di Ustica e oltre alla rabbia e allo sgomento, rimane solo la memoria. Una memoria che è importante rinvigorire visitando questo Museo così introspettivo e intriso di spiritualità.

Una visita al Museo per la Memoria di Ustica non è una visita come le altre. Non si ammirano opere d’Arte, non si esce con l’animo rinfrancato, né si esce con lo spirito sollevato. Le domande, il tormento e il senso di smarrimento che l’installazione creata da Boltanski riesce ad incutere nei visitatori già dall’ingresso li accompagnerà fino all'uscita. Il visitatore sarà completamente assorbito ad osservare la lenta e inesorabile intermittenza delle lampadine che pendono dal soffitto, simbolo della precarietà della vita umana, l'immagine riflessa negli specchi ad ascoltare le parole che potrebbero aver pronunciato le ignare vittime del disastro dà un senso di vuoto e di precarietà, come se seduto a quel finestrino ci fosse il visitatore stesso.

La visita al Museo per la memoria di Ustica rappresenta una vera e propria esperienza sensoriale, in grado di catapultare il visitatore dentro quell’aereo e di farlo interrogare su quanto sia imprevedibile lo svolgersi degli eventi di tutti i giorni.

Cultura e memoria: un binomio da rafforzare

Chi passa da Bologna non dovrebbe perdersi questo luogo così denso di ricordi e di memoria, per contribuire di persona ad alimentare la memoria delle 81 persone che si trovavano, quella dannata sera di giugno, a bordo di un aereo che resterà immortale. Il museo è situato in via di Saliceto 3/22.

La visita è totalmente gratuita, il museo rappresenta uno dei poli culturali più densi di significato e al contempo più sottovalutati del capoluogo emiliano.