C’è un tratto della rinomata Via Francigena che passa per la Tuscia viterbese e valica i Monti Cimini. Percorrendolo si incappa in un borgo millenario color ocra: è Bagnaia, oggi frazione della città di Viterbo. È facile perdersi tra i colori ricchi e opachi delle foreste dei Cimini, e forse per questo i vari centri come Bagnaia luccicano come gemme nel paesaggio della Tuscia viterbese. Come sovente accade, il fascino di luoghi del genere evapora insieme a storie mitiche e anche esoteriche. Questa è una di quelle, e parla delle “Streghe del Montecchio”.
Le Figlie della Luna
Le protagoniste sono donne che, dopo un lungo viaggio d’intrecci tra documenti d’archivio e passaparola popolare, sono passate alla storia come “streghe del Montecchio” dal nome del promontorio che spalleggia il borgo di Bagnaia. Oggigiorno si pensa sia ancora popolato dai loro fantasmi, rendendo il luogo ai limiti del sacro e sacrilego. A voler essere precisi, dovremmo parlare di “Figlie della Luna”, perché così si facevano chiamare in onore del loro ordine esoterico.
Gli Studi e le Disciplinatrici
Se conosciamo l’eco delle loro voci è per merito di una coppia di studiosi originari di Bagnaia, che si sono fatti trasportare dalla loro curiosità: Pier Isa Della Rupe e Franco Pierini.
I coniugi hanno lavorato decenni sui reperti storici e sulle parole dei compaesani, riuscendo a rimettere in piedi il racconto di questa congregazione magica. I loro studi ci parlano di una regina, chiamata Isotta, e del suo trono di pietra, rinvenuto proprio sul Montecchio. La sorellanza era sotto la guida di Isotta, e proprio nella zona del trono sono stati ritrovati massi e muraglioni di pietra che combaciano con la leggenda tramandata.
Che possa essere più di un mito è testimoniato anche da un parallelo racconto.
I primi anni del 1300, a Bagnaia, videro l’opera della Societas Disciplinatorum, cioè una confraternita di uomini (chiamati Disciplinati o Flagellanti) con al collo delle cordicelle piene di nodi. Attraverso l’uso di queste si fustigavano e mortificavano saltuariamente, perché il loro obiettivo era la remissione e la penitenza dai peccati del mondo.
A loro fianco sorse una novità assoluta nel panorama ecclesiastico: la sezione femminile delle “Disciplinatrici”. È evento rarissimo la costituzione di una congrega al femminile nel XV° secolo, e ce lo attesta un documento notarile del Febbraio 1446 che riguarda un atto di donazione di un appezzamento terriero nei loro confronti. Questo appezzamento di terreno era dalle parti del Montecchio, alimentando così il vortice di voci sulle Figlie della Luna.
La storia di Rita Angelutii
Delle streghe del Montecchio ha probabilmente fatto parte Rita Angelutii, una delle poche ad avere lettere e documenti storici ad attestarne la morte sul rogo per eresie. La sua storia è magistralmente narrata dalle parole empatiche della Della Rupe, che nel suo libro “Le streghe del Montecchio” ci parla di lei.
Rita era una donna d’età matura quando rimase incinta per la prima volta. Come il resto del suo paese rimase ella stessa incredula della fecondazione, e le prime voci di “sortilegio” iniziarono a vagare per le vie. Rita aveva anche una ben definita eredità: quella di sua nonna Agata, rinomata fattucchiera. Chiamò il figlio Isacco, ma destino volle che dal feudo vicino dei Castellardo si compisse una storia inversa. I nobili coniugi infatti diedero alla luce un figlio che nacque già malato, con poco tempo da vivere. Una notte, il conte di Castellardo entrò in casa di Rita e scambiò i due neonati, portandosi via Isacco e lasciando nella culla della povera donna suo figlio già passato a miglior vita.
Rita, che per anni ed anni aveva atteso invano l’arrivo di un figlio, si sentì morire e corse dai Castellardo a recriminare l’accaduto. Vedendosi chiudere la porta in faccia, risolse nella vendetta di un anatema. Corse nel bosco, dove in una grotta aveva nascosto gli utensili di sua nonna Agata, e all’alba seminò in un vaso degli ingredienti decorati da pietre colorate. Dopo la preghiera al sole si mise a riposare aspettando i risultati della sua maledizione, che non tardarono ad arrivare. Dopo qualche settimana i coniugi Castellardo morirono di una strana malattia incurabile, e Rita venne immediatamente accusata di stregoneria. Morì sul rogo. Era il 1347.
Il lavoro di Pier Isa Della Rupe consiste anche in visite guidate sul percorso delle Streghe del Montecchio.
Percorrere i passi di figure ibride, tra il reale e l’immaginifico, significa lasciarsi andare alle sfumature differenti della vita. Il luogo rurale e boschivo dei Monti Cimini, che circonda Bagnaia e trova il suo apice nel colle del Montecchio, è tutt’ora impregnato dalle storie delle Figlie della Luna; che sia solo un mito o si tratti di eventi realmente accaduti non ci è dato saperlo. Ciò che possiamo fare è lasciarci condurre in questi posti magici e assaporarne le luci e le ombre.