L'opzione Donna, prorogata col decreto Milleproroghe, consente alle donne di andare in pensione a 57 anni qualora si siano maturati determinati requisiti anche nel 2017. E' necessario avere 35 anni di contributi, anche se versati in casse previdenziali diverse con il cumulo gratuito dei contributi. Anche le donne con la Gestione separata dei contributi potranno usufruire di questa novità. Bisogna fare però una distinzione tra le lavoratrici dipendenti e le lavoratrici autonome.

  • Le dipendenti: devono avere un'età minima di 57 anni e 7 mesi con 35 anni di contributi
  • Le autonome: devono avere un'età minima di 58 anni e 7 mesi con 35 anni di contributi

I requisiti devono essere maturati entro il 31 luglio 2016 ma bisogna attendere un periodo detto 'finestra' che è di 12 mesi per le dipendenti e 18 mesi per le lavoratrici autonome.

La pensione anticipata è più bassa

In caso di pensione anticipata, l'Opzione Donna prevede che la lavoratrice accetti un sistema di ricalcolo contributivo. Il ricalcolo quindi non avviene col sistema misto, quindi sia contributivo che retributivo, ma si basa sui contributi accreditati. Di conseguenza le lavoratrici che sceglieranno l'Opzione Donna avranno un assegno più basso rispetto allo stipendio. La penalizzazione dipende dalla carriera professionale della lavoratrice ma si calcola che le donne che accetteranno questa Opzione mediamente avranno una penalizzazione economica che oscilla tra il 25% e il 30%. Nonostante lo svantaggio economico la relazione tecnica che ha accompagnato la riforma Pensioni ha mezzo in evidenza, sulla base dei precedenti dati delle edizioni passate di Opzione Donna, che circa il 70% delle lavoratrici del settore privato quest'anno andrà in pensione anticipata.

L'opzione donna attualmente è valida solo per le donne nate nel 1957 e nel 1958: infatti per il 2018 non è stata concessa alcuna proroga e quindi sembra che tutte le altre lavoratrici per maturare la pensione debbano raggiungere la soglia dei 66 anni e sette mesi.