Oggi che la maternità si è posticipata, che se non siamo donne in carriera ci possiamo permettere comunque di sfoggiare una giovinezza che dura molto di più di quella delle nostre mamme, che a cinquantanni ci vestiamo come le nostre figlie, e che possiamo vantare la conquista di una sudata parità con l'altro sesso, i figli non sono più la priorità. Non aiutate dalla società che non è stata al passo coi tempi e che non permette di unire lavoro e figli, la donna deve conciliare dei tempi che non collimano.
Ben 100mila culle in meno
Dal 2008 al 2016 sono nati 100mila bambini in meno rispetto agli anni precedenti.
Chi non ha la fortuna di avere genitori in salute e disponibili al ruolo di baby-sitter, procrastina il momento della nascita del primo e, nella maggior parte dei casi, quello che rimarrà unico figlio fino ad almeno i 35 anni. Infatti le trentenni e le quarantenni di oggi non hanno a disposizione asili con orari flessibili, che ben si adattino a quelli del proprio lavoro, né scuole che permettano di sapere i figli custoditi in un ambiente sicuro fino al momento del ritorno a casa. Questo fenomeno riguarda tutti i paesi industrializzati, ma ancor più l'Italia, dove una donna su quattro non ha figli, e i bambini che nascono sono, in un caso su tre, figli di coppie non sposate.
La Svizzera ci batte
A batterci in questa triste classifica ci pensa solo la Svizzera. Vero anche che non esistono più i quartieri, quelli in bianco e nero delle foto di una passata gioventù, quando si giocava per "strada" e non c'erano ancora gli smartphone, e con il gessetto si coloravano quadratini entro i quali saltare (1/2/3 stella!) in cortile, e c'era sempre qualcuno che dava un occhio ai bambini, mai incustoditi, mai lasciati a se stessi.
Nella società cosidetta organizzata le scuole chiudono ai primi di giugno per riaprire a settembre. Quali mamme che lavorano possono fare vacanza per tre mesi allo scopo di prendersi cura dei propri figli. Questo vale anche per il padre al quale sarebbero concessi permessi al pari della madre, che non sarebbero comunque abbastanza.
Il timore di non essere in grado di assicurargli una vita decorosa
Inoltre gioca un ruolo decisivo nella decisione di rinunciare alla maternità, la paura di non riuscire ad essere in grado di mantenere in modo adeguato i propri figli, troppe spese che non si potrebbero affrontare, gli studi che costano e il futuro che diventa sempre più incerto. Quale speranza di vita dignitosa dare a loro? E se poi la coppia fosse anche in condizioni economiche soddisfacenti a crescere un nuovo membro della famiglia, il concetto della stessa è mutato completamente. Non ci si sposa per fare figli, e la donna di trent'anni sposta in avanti le lancette del tempo, rimandando il momento del parto, fino a ritrovarsi dopo una decina d'anni con una vita consolidata e abitudini difficili da estirpare.
Inserire un figlio in una coppia che viaggia quando vuole, lavora si, ma si concede qualche giornata di totale relax, che non si sente in sintonia con l'obbligo di notti insonni, pappe da fare e svaghi ai quali rinunciare, diventa un'impresa ardua.
Donne si, ma senza figli. Dal 2012 poi sono calate anche le nascite all'interno delle coppie miste, e dal 2016, sono diminuite persino in famiglie in cui entrambi i genitori sono stranieri. Sono inferiori a 70.000. Il 53,6% delle nascite di bimbi stranieri, sono divisi in romeni, che sono quelli che ne fanno di più, nel 2016 15.417, a seguire i marocchini con 9.373, gli albanesi con 7798 e i cinesi, i meno prolifici, con solo 4602 bambini. Le donne italiane si fermano ad una percentuale di 1 figlio a testa, dato che contrasta con quello della generazione dei primi anni '20, quando per le donne la percentuale di nascita dei figli era di 2,5, 2 per le donne che partorivano nel periodo del dopoguerra, 1,44 per la generazione del '76.
Tante sono le donne senza figli, quasi impensabile una volta, quando questo accadeva solo per pura sventura. Arriviamo ad avere oggi una percentuale del 21,8% di donne che hanno rinunciato alla maternità. Dal 2015 invece si è ripreso a sposarsi. L'anno dopo sono ci sono state addirittura 200.000 celebrazioni.