Dire “no” ai bambini è sempre molto difficile. Le indagini dimostrano, tuttavia, che è proprio dai rifiuti e dalle negazioni che i bambini imparano a vivere.

L’accondiscendenza dei genitori non li aiuterà a crescere bene, a rapportarsi nella maniera più corretta con gli altri. Inoltre, il senso della sconfitta per un diniego, sarà sempre più difficile con il passare degli anni.

Dire di no ai bambini

Dire di “no” è quindi uno dei compiti più difficili e mortificanti per un genitore ma, di fatto, indispensabile. Sono di questa opinione Annamaria Piccione e Viola Gesmundo, le autrici del libro “Se dico no è no” edito dalla casa Editrice specializzata per bambini, Matilda edizioni.

Il libro non è un invito alla disobbedienza, tutt’altro, tende infatti a spiegare che non devono essere gli altri a decidere. È molto importante, quindi, capire che un “no” non è sempre la risposta sbagliata.

Dalle parole della casa editrice, si evince lo spirito del libro. Chi è stato sempre educato ai “si” sarà più propenso a dire di “si” e, in particolare le bambine, potrebbero divenire le candidate ideali a subire violenza. I maschietti, invece, potrebbero non capire il rifiuto da parte di una donna.

La storia

Il libro è scritto con la voce narrante di Nico, bambino di 12 anni che vive in un casolare fuori città con tutte donne. Le protagoniste del romanzo sono, infatti, la mamma, la zia, la nonna, la bisnonna e varie cugine.

In uno dei passi del libro si possono trovare le parole di Nonna Nicolina. La stessa dichiara di amare la parola "no", perchè, nella sua vita, ha detto sempre troppi "sì" pur non essendo convinta delle sue scelte. Racconta anche al nipote di non aver sposato l'uomo che amava.

Nonna Nicolina, inoltre, racconta che ai suoi tempi le donne erano abituate, anzi educate, al sacrificio.

Sacrificio che non le portava a fare delle scelte consapevoli e, soprattutto volute. È la stessa nonna Nicolina a raccontare a Nico che, solo dopo la morte del marito, riuscì a trovare la propria strada.

La mamma del protagonista, invece, si trova a fare i conti con tutti i “no” che non è riuscita a pronunciare in passato. Come quando, per esempio, fu costretta a lasciare l’università perché Fulvio, il marito, voleva sposarsi o quando lasciò il lavoro perché il marito guadagnava bene.

Il caro Fulvio, però, ora l’ha abbandonata, se n’è andato, lasciandola con tutti i suoi rimorsi.

Nel libro, sono le donne più anziane a far capire a Nico il valore dei propri pensieri e desideri. Il tutto rappresentato dai “no” che loro stesse hanno imparato a dire solo con gli anni e l’esperienza.

Perché anche la disobbedienza, se motivata e rappresentante di un proprio sogno, è un valore da difendere, di unicità e autenticità.