Militanti dei centri antiviolenza, moltissime donne ma anche uomini provenienti da ogni parte d'Italia, tutti dietro lo striscione "Stato di agitazione permanente", fortemente voluto dal movimento Non una di Meno. Questa è stata la composizione del corteo che nella giornata di ieri, sabato 24 novembre, ha attraversato il centro di Roma.

Il corteo

La manifestazione, che partiva da Piazza della Repubblica e proseguiva fino a Piazza San Giovanni, ha fatto riecheggiare tra le via di Roma il coro "Contro ogni donna struprata e offesa, facciamo tutte autodifesa".

Salta subito agli occhi la presenza delle militanti della Casa Internazionale delle Donne di Roma, più volte a rischio sgombero e che in questo momento ha un contenzioso col Campidoglio e la Giunta guidata da Virginia Raggi.

Un corteo colorato: ci sono donne vestite da "ancelle" come nella famosa serie tv The Handmades Tales, così come già avvenne qualche settimana fa già a Verona in occasione della protesta contro il ddl Pillon. A loro dire il decreto vieta il riconoscimento della violenza domestica.

Vengono lanciati dei palloncini rosa. 106, uno per ogni donna uccisa in questo anno da mariti e fidanzati violenti. C'è il ricordo di Sara, bruciata viva in auto dal fidanzato nel 2016, ma anche di Desireè, la sedicenne trovata morta nel quartiere di San Lorenzo.

Le statistiche sono drammatiche: una donna su cinque ammette d'aver subito violenze ed il ddl Pillon potrebbe, secondo le organizzatrici, peggiorare le cose.

Fra i temi contestati anche il ddl Pillon

Il decreto prevede l'eliminazione della dicitura "genitore 1 e genitore 2", con l'intento chiaro di tornare alla tradizionale dicitura padre e madre, non riconoscendo quindi i passi avanti, seppur minimi, verso il riconoscimento dei diritti delle coppie gay avvenuti nell'ultima legislatura.

L'articolo 7 prevede poi la cosiddetta "mediazione familiare obbligatoria" per le coppie che vorrebbero separarsi. Un percorso di riconciliazione prima che si arrivi davanti ad un giudice quindi; la parificazione del tempo trascorso con i figli e il piano genitoriale, obbligando quindi il figlio a stare lo stesso numero di ore con entrambi i genitori, tranne rari casi.

E poi ancora l'abolizione dell'assegno familiare. Gli articoli 17 e 18 prevedono che, qualora il minore rifiutasse di incontrare uno dei due genitori, l'altro può essere accusato d'aver manipolato il figlio ed il giudice può quindi predisporre la limitazione o addirittura la sospensione della sua responsabilità genitoriale. Infine, secondo le attiviste, il ddl Pillon rischia di cancellare la violenza domestica, poichè questa deve essere comprovata senza però spiegare come.

Un tuffo nel passato, almeno secondo le attiviste di Non una di Meno.