L'8 marzo le donne di tutto il mondo celebrano il sacrificio di quante prima di loro hanno lottato per il riconoscimento dei diritti umani, politici e civili alla componente femminile della società.

Da festa a protesta

La giornata nasce per commemorare la vicenda dell'incendio, avvenuto in una fabbrica di New York, il 28 marzo 1911, dove persero la vita 123 donne. La volontà di trasformare questa commemorazione in una ricorrenza ufficiale venne espressa dall'ONU nel 1977. Dopo la protesta che vedeva le donne protagoniste nel '68, di questa giornata era rimasto solo un simbolo, la mimosa, e la tendenza del consumismo ad inglobare questa ricorrenza insieme a tante altre, svuotandola di significato.

Solo negli ultimi anni, la festa è diventata nuovamente protesta, grazie a movimenti internazionali come "Ni Una Menos" (l'italiana "Non Una di Meno") e #METOO.

Queste due ondate di mobilitazione raggruppano due tipi di femminismo: quello delle donne "comuni" come madri, mogli, single, lavoratrici, casalinghe, raggruppate sotto il "femminismo del popolo" e quello più liberale, di manager, imprenditrici, attrici e cantanti.

Per le donne: obiettivi e conquiste

Il divorzio e il diritto all'aborto sono solo due delle numerose conquiste ottenute dalle donne negli ultimi anni. Ci sono ancora tanti campi in cui la società discrimina la donna e questi possono essere divisi in pubblico e privato.

Nel primo ambito, legato principalmente al lavoro, le tematiche principali sono parità di stipendio, assistenza alle donne che lavorano e hanno figli, incentivare lo sport professionistico femminile e l'iscrizione a facoltà scientifiche.

Per quanto riguarda l'ambito privato, le tematiche più importanti riguardano il rapporto con il sesso maschile: il congedo di paternità obbligatorio, la lotta alle molestie, la violenza, l'equa distribuzione delle vicende domestiche, l'equa responsabilizzazione sulla contraccezione, la necessità di leggi sullo stupro più efficaci.

Contro il femminismo

Numerose sono state le polemiche di chi ritiene che il femminismo sia una mera sovrapposizione della componente femminile a quella maschile. Affermare che la donna è uguale all'uomo comporta non pochi fraintendimenti, legati al ruolo delle differenze nella società, conferendogli un'accezione completamente negativa.

Questa problematica ha causato la nascita di un movimento parallelo, soprannominato "Women against feminism" ("Donne contro il femminismo"), ovvero donne che considerano le rivendicazioni femministe come una richiesta di privilegi rispetto agli uomini.

Questi opposti punti di vista sono presenti soprattutto nella società spagnola, dove "Vox", un nuovo partito di estrema destra, ha raccolto i malumori e perplessità verso il femminismo attuale in uno slogan: "Don't speak in my name" ("Non parlare a mio nome").

In un video pubblicato sui social media, alcune delle sue sostenitrici hanno paragonato il femminismo a un "Burqa ideologico" che considera le donne strutturalmente fragili e che discrimina l'uomo.

Secondo questo nuovo movimento, non dovrebbero esserci leggi dedicate alle donne ma leggi uguali per tutti. E' evidente che si stia creando una polarizzazione intorno alla tematica del femminismo che non accetta mezzi termini: donne si nasce o si diventa.