Restano alti i rischi di un ulteriore rallentamento economico per il prossimo anno e le prospettive di crescita sono legate a tre incognite: sviluppo della crisi europea, capacità di tenuta delle economie Asiatiche e possibile accordo sul Fiscal Cliff. Con questa fotografia l’Abi, presenta il rapporto di previsione “Afo” 2012 – 2014, auspicando che entro la fine del prossimo anno, la crescita congiunturale possa tornare in positivo.
Nell’elaborato oltre ha ringraziare l’azione riparatrice della BCE al sistema bancario italiano che ha ridato una boccata d’ossigeno, l’Abi definisce pesanti le ripercussioni generate dalla politica di Austerità, soprattutto sull’economia reale, con una nuova contrazione dei consumi per il 2013.
Studiando i dati, ciò si traduce in una riduzione del Pil dello (0,6%) allontanando definitivamente lo spiraglio di effetti positivi, soprattutto nel breve e medio periodo. A causare quest’andamento recessivo innescatosi nell’ultimo triennio sull’economia reale, sono principalmente due fattori collegati fra loro:
Il crollo dei consumi, che risente dell’andamento negativo del reddito disponibile, attestandosi nel 2013 intorno al 4,5%, e gli effetti negativi del mercato del lavoro (disoccupazione) che balzerà all’11%, e rimarrà stabile per il prossimo biennio.
A ciò si associa a pieno titolo, la cosiddetta finanza pubblica, che a lordo dei sostegni europei, tenderà ancora a salire, con un rapporto Pil/Deficit di circa il 3%, toccando quota 126,5%, e la sua riduzione, è condizionata solo dalla realizzazione delle dismissioni del patrimonio pubblico.
In sintesi, la fine delle politiche d’austerity che sta mettendo a dura prova il reddito degli italiani, è legata direttamente all’obiettivo della diminuzione del prodotto interno lordo, che subirà una contrazione del 3%, solamente nel 2014.
Alla drammatica situazione del sistema paese, segue il crollo del mercato creditizio, che nonostante il dimezzamento dello Spread, si trova a fare i conti con una redditività inferiore al capitale, dettata dall’andamento negativo del ciclo economico, e solo una riduzione dei costi, può porre le condizioni per lanciare un nuovo Business commerciale, diversificando le fonti di guadagno.
Secondo l’Abi, il Funding, continua a essere il canale principale dell’attività bancaria sul debito sovrano, che nonostante i miglioramenti registrati nei differenziali di rendimento, non risultano ancora essere indipendenti dagli aiuti delle BCE, a causa dell’andamento negativo di alcuni mercati esteri. E per il prossimo biennio ci sarà una stagnazione sulla raccolta e impieghi, e i tassi di previsione sulla crescita interna, non sono lontani da quelli del Pil.
Continua invece il peggioramento sulla redditività di settore, il Return on Equity delle attività, non sarà superiore al 2%, e per salvaguardarla, sarà inevitabile una riduzione dei costi con una contrazione annua dell’1,8%, e il cost income ratio scenderebbe nel 2014 ai livelli poco superiori ai valori pre-crisi (61,2%).
In termini di economia reale, il margine d’interesse sulle operazioni bancarie e interbancarie, interrompendo la caduta libera degli ultimi anni, dovrebbe rimanere stazionario per il prossimo biennio.