Il presidente della Corted'appello di Milano, Giovanni Canzio, lancia un monito al sistema giudiziarioitaliano nel corso del suo intervento di apertura dell'anno giudiziario:"L'Italia vanta un triste primato in Europa - ha detto Canzio - quello delmaggior numero di prescrizioni (130 mila circa nel 2012) al quale si aggiungeun altro risultato fortemente negativo, quello del maggior numero di condannedella Corte Europea dei Diritti dell'Uomo per irragionevole durata deiprocedimenti giudiziari".

Le critiche di Canzio sonoindirizzate alla disciplina della prescrizione attualmente vigente nel nostroPaese che definisce "illogica nella parte in cui estende i suoi effetti sulprocesso penale, propiziandone il grado di ineffettività con il fallimentodella funzione cognitiva e la sconfitta dell'ansia di giustizia delle vittime edella collettività".

Il giudice non risparmia una frecciata nei confrontidi tutti gli operatori del diritto che agendo in qualità di avvocati basanosull'istituto della prescrizione la propria linea difensiva attraversostrategie dilatorie ed impugnazioni puramente strumentali e finalizzate a fardecorrere i termini prescrizionali.

Se le critiche di Canzioall'attuale disciplina della prescrizione sono del tutto ragionevoli, nonaltrettanto riteniamo lo siano quelle che non proprio velatamente egli rivolgealla classe forense. Il dovere primario dell'avvocato è tutelare la posizioneprocessuale del proprio assistito e per farlo ogni avvocato è perfettamentelegittimato ad utilizzare tutti i mezzi legali per il raggiungimentodell'obiettivo.

Giova ricordare che già nel preambolo del codice deontologicoforense si legge che "l'avvocato esercita la propria attività in pienaautonomia ed indipendenza, per tutelare i diritti e gli interessi dellapersona". Se dunque la attuale disciplina della prescrizione conduce ad effettiperversi, questi effetti non possono certamente essere rimproverati agliavvocati che si limitano ad esercitare la propria professione al meglio dellepossibilità che la legge consente loro.

Canzio, "al fine direstituire razionalità ed efficienza al sistema", propone l'introduzione deldivieto di dichiarare la prescrizione del reato nel corso del processo, "salvoche prima della sentenza di condanna di primo grado non sia già decorso iltermine prescrizionale, introducendo poi termini celeri e certi per lesuccessive ed eventuali fasi di impugnazione, la cui ingiustificata violazionenon resti priva di conseguenze".

Durante la cerimonia di aperturadell'anno giudiziario a Roma invece, il Procuratore generale presso la Corte diappello di Roma, Luigi Ciampoli ha evidenziato "il drammatico problemadella situazione carceraria in Italia, che costituisce una intollerabilevergogna per l'intero Paese". Ricordiamo a riguardo che è recentissima unacondanna sancita dalla Corte Europea dei Diritti Umani nei confrontidell'Italia per trattamento inumano e degradante a cui sono stati sottoposti 7detenuti delle Case circondariali di Busto Arsizio e Piacenza.