Niente riduzione per le auto blu. La stretta del 50% sulle spese per gestire i veicoli lussuosi non si applicherà ai veicoli di gestione dello Stato. La commissioni Bilancio e Affari costituzionali della Camera infatti, con un emendamento al famoso "decreto del Fare", cambia i "paletti" della spending review e applica un "cordone sanitario" per le auto pubbliche.

Nel decreto legge 2012 la norma sanciva che a partire da quest'anno le spese, da parte di amministrazioni e società simili di diretta gestione statale, non poteva superare il tetto del 50% delle spese fatte nel 2011 per tutto il "corredo" delle auto blu (manutenzione, noleggio, buoni taxi etc.).

Ma la commissione fa di più. Per aggirare la situazione, infatti, dice che la legge si deve interpretare: quelle norme infatti non riguardano le auto blu delle società gestite dallo Stato.

La norma infatti dice che il decreto legge 2012 "si interpreta nel senso che le previsioni e i termini previsti non si applicano alle società quotate e alle loro controllate". Ma il censimento Formez di Giugno dice infatti che le auto blu sono possedute per il 92% dalle amministrazioni locali e le regioni con il più alto tasso dei "veicoli di lusso" sono Molise, Campania, Puglia, Basilicata e Sicilia. Il tasso? È del 25-27%. In Sicilia ce ne sono circa 763, in Campania 547.

Quanto gravano le auto blu sullo Stato?

Secondo un'indagine realizzata da Panorama l'anno scorso, le "auto pubbliche" costano circa un miliardo all'anno, con quasi 56mila esemplari di cui una buona fetta di lusso. Un lusso che in tempi di crisi dovremmo evitare, magari mettendo un freno allo spreco di denaro pubblico mandato in fumo su quattro ruote.