In un articolo pubblicato sulla rivista Finance & Development, il Fondo Monetario Internazionale ha posto l'Eurozona in stato di allarme: i livelli del PIL dei singoli paesi europei non sono minimamente migliorati dal 2008, anno in cui scoppiò la crisi finanziaria. Secondo Kevin Hjortshøj O'Rourke, autore dell'articolo ed emerito professore di storia dell'economia, l'attuale situazione non è che il risultato del terribile presagio avuto nel momento in cui si ideò la moneta unica: "Fu una cattiva idea", ricorda.

A dimostrazione del fatto, gli Stati Uniti non presentano una stessa condizione: paragonando le cifre del 2013 con quelle dell'anno 2008, la situazione economica statunitense registra un aumento in positivo del 6% del PIL, mentre in zone europee come Irlanda, Italia, Grecia o Spagna, le somme stagnano ben al di sotto dell'1%.

Il punto di vista di O'Rourke dà contro l'erronea scelta di aver congiunto insieme politiche monetarie tra loro troppo distinte. Uno dei presupposti per creare un'area monetaria ottimale è la garanzia della mobilità di lavoro e di capitale. Questo fattore nell'Eurozona sta diventando praticamente inesistente. Sempre più spesso i giovani si organizzano nelle famigerate "fughe di cervelli", che si stanno risolvendo una buona alternativa alla disoccupazione di massa: gli irlandesi preferiscono il Canada o l'Australia, per i portoghesi l'unica meta (linguisticamente disponibile) è il Brasile.

Secondo l'economo laureatosi ad Harvard, per evitare la situazione, che ora come ora è identica a quella successa negli anni '30 con la Grande Depressione, sarebbe categorico attuare una radicale riduzione dei tassi di interesse, per spronare le banche e le imprese a rimettersi in gioco con investimenti e produzione di beni e servizi, così come una diminuzione della spesa pubblica.

A questi cambiamenti dovrebbe partecipare anche la Banca centrale europea, facilitando il saldo dei debiti ed mantenendo l'inflazione al di sopra del 2%. Per esempio, l'esperienza degli Stati Uniti consiglia l'idea del sussidio di disoccupazione, grazie al quale le insicurezze temute dai cittadini potrebbero stabilizzarsi.