La crisi mette a dura prova il settore zootecnico italiano: sono in calo i consumi tradizionali della Pasqua, dalle classiche colombe alle uova di cioccolato, che hanno subito aumenti dal 2 al 5%, con ovvie ripercussioni nella vendita al dettaglio; la disponibilità economica e l'incertezza per il futuro fanno il resto. Il risultato è un calo dei consumi impressionante: economicamente stiamo tornano ai livelli da post seconda guerra mondiale, con tutte le ripercussioni sociali che questo comporta.

Anche il consumo di carne di agnello fa registrare un sensibile calo delle vendite, questo malgrado i prezzi siano in calo del 2% fino a 19 Euro al kg: questi i dati di Federconsumatori comparati con il 2013.

Secondo gli allevatori invece il problema del calo dei consumi è dovuto anche agli animalisti, che secondo quanto riporta la CIA, l'associazione degli agricoltori, invitano a non mangiare carne di agnello per motivi ideologici, mettendo ancora più in difficoltà gli allevatori che devono contrastare anche l'aumento dei costi di allevamento.

Questa Pasqua segna su più fronti un calo dei consumi in generale, anche se i prodotti più colpiti sono quelli non strettamente necessari: il settore alimentare non è da meno, le famiglie tagliano anche sul pranzo e la cena, cambiamo abitudini alimentari dettate dal portafogli; scende il consumo di carne rossa ed aumenta quello di carne bianca. Non si tratta di un cambio salutista, ma solo di risparmiare un po' di soldi: la spesa è la voce più importante per ogni famiglia ed ognuno contrasta questa crisi come può.

Le tradizioni secolari colpite dalla crisi: la Pasqua come del resto il Natale non sono più un momento di shopping spensierato. I negozianti che hanno sempre contato su queste feste per far quadrare un po' i conti, stanno perdendo anche queste poche occasioni di vendita: la situazione secondo alcune associazioni di categoria è al limite della sopportazione. Se non ci sarà una inversione di tendenza, nelle città ci sarà il deserto.