È un Paese a due velocità quello che si può leggere dai dati comunicati nei giorni scorsi da istituzioni pubbliche e associazioni dei consumatori. La settimana appena conclusa ha visto tanto l'andamento dell'economia quanto i redditi delle famiglie al centro di numerose notizie. La conclusione che se ne può trarre offre un quadro di difficile interpretazione: nonostante gli sforzi della politica e i dati incoraggianti provenienti dal debito pubblico, la crisi continua a mordere duramente i redditi della classe media.

Le conseguenze non si sono fatte attendere, tanto da offrire agli esperti l'occasione per mettere in evidenza le profonde quanto radicali differenze tra il ritorno al sereno per il comparto finanziario e la persistenza della crisi tra il ceto medio.

La finanza non teme la crisi: dal calo dello spread ai patrimoni da sogno dei super ricchi

Partiamo dallo spread Btp/Bund a 10 anni, che ha toccato il minimo di periodo concretizzando i 159 punti base di differenziale. Una notizia ottima per i conti pubblici e che nel tempo dovrebbe favorire anche i cittadini, visto che scende il costo di finanziamento del debito italiano. Purtroppo il vantaggio per la classe media non sarà immediato, pertanto difficilmente verrà percepito come un aiuto nel breve periodo da chi risulta in difficoltà con le spese familiari.

Ma lo spread tra titoli di debito italiani e tedeschi non è l'unico differenziale che in questi giorni sta preoccupando gli amministratori del Paese.

L'indice di Gini, un indicatore che misura il divario nella distribuzione della ricchezza tra le diverse classi sociali, mostra una tendenza sempre più accentuata verso la disparità e la disuguaglianza.

A partire dal 2008 le distanze tra la classe media e quella maggiormente agiata si sono accentuate sempre di più, tanto che secondo il Censis i 10 italiani più ricchi hanno incrementato notevolmente il proprio patrimonio, accumulando una ricchezza equivalente a quella di 500.000 famiglie operaie.

La crisi per le famiglie è ancora lontana dal terminare

Nel frattempo la classe media affonda tra disoccupazione, redditi in calo e arretrati nel pagamento di spese e bollette. In settimana l'Anammi ha messo in evidenza la crescita degli insoluti nei pagamenti delle spettanze condominiali, mentre Adusbef e Federconsumatori lanciano l'allarme sulla capacità di spesa dei cittadini.

Ed è l'Istat a confermare la spending review familiare messa in atto da milioni di persone, visto che la riduzione dei prodotti messi nel carrello della spesa è ormai arrivata a toccare una linea rossa da monitorare con molta attenzione: il comparto alimentare.