Dopo l'Ocse arriva il Fondo Monetario internazionale a tirare le orecchie all'Italia sprecona rivedendo al ribasso le stime di crescita e raccomandando insistentemente al governo di tagliare ancora la spesa per le Pensioni e per la Sanità. Il Jobs Act esordisce ufficialmente sulla scena politica ma immediatamente arriva la bacchettata del Fondo Monetario Internazionale come un Grande Fratello sempre presente che tutto vede e tutto sente a sentenziare che ancora non ci siamo. Esprime apprezzamento per il lavoro dell'esecutivo italiano fin qui svolto ma precisa ulteriori accorgimenti da apportare al piano di riforme strutturali per uscire dalla crisi una volta per tutte.
E l'accento si sposta sulle pensioni la cui spesa è ancora troppo alta per l'FMI, supportando la tesi con l'osservazione dei dati economici del nostro paese.
L'andamento del Pil italianoParlando di stime prospettiche sul PIL il FMI sentenzia che si tornerà a vedere un segno + soltanto nel 2015. Si partirà da un flebile + 1,1% e si arriverà nel 2016 a raggiungere una sua crescita fino al + 1,3%. Ma il debito continuerà a salire anche in futuro, almeno fino a tutto il 2018. Dunque, sia pur promuovendo il Jobs Act di Renzi che riuscirà a creare nuova occupazione, è chiaro che bisogna intervenire con tagli decisi ulteriori in altri ambiti.
Il taglio delle pensioni
Qui il messaggio del FMI diventa chiaro ed inequivocabile in quanto si parla chiaramente di affrontare adesso la "spesa elevata per le pensioni", di ottimizzare le spese del settore sanità e di avviare finalmente una Legge Elettorale che consenta la governabilità, che tradotto significa lasciar fuori gli anti-euro.
Del resto appare complicato ottenere altri risparmi dalla Spending Review senza toccare le pensioni. Anche sul fronte della sanità si può ottenere qualche risparmio che però non appare sufficiente per risanare l'alto debito italiano. Il messaggio della Troika e della Ue è chiaro: la colpa della crisi è dei pensionati e perciò vanno stangati.