Alcuni capitoli della Legge di Stabilità non sono stati ancora definiti, non ultimo quello del bonus bebè alle neomamme annunciato domenica scorsa dal Premier, Matteo Renzi, durante la puntata televisiva di Domenica Live di Canale 5: soprattutto si cerca di capire da dove arriveranno i soldi. Servono tre miliardi di euro in tre anni per dare 80 euro al mese alle neomamme, una cifra non da poco che in molti vorrebbero destinare alla costruzione di asili. E' una manovra a ostacoli, dunque, quella che sta per approdare al Quirinale per la firma del Presidente della Repubblica, quella delineata dal testo della Legge di Stabilità: fino alla mezzanotte di ieri i tecnici erano ancora al lavoro per apportare le ultime limature.
Manovra 2015, i dubbi della Ue, delle Regioni e dei sindacati
Inoltre, Regione ed enti locali sono ancora sul piede di guerra per i sacrifici richiesti dal Governo: si cerca una mediazione, visto che secondo gli ultimi calcoli, alle Regioni verrebbe a mancare anche il gettito legato al taglio dell'Irap, circa quattrocentocinquanta milioni di euro. Ma le polemiche non sono finite: anche i sindacati esprimono tutti i dubbi della manovra perfino sulla norma che ritarda al 10 del mese il pagamento delle pensioni.
Ma c'è un altro negoziato che potrebbe complicarsi ed è quello con l'Unione Europea: Bruxelles è in attesa di chiarimenti. Secondo fonti europee, infatti, il presidente della Commissione europea, José Manuel Durão Barroso, avrebbe intenzione di chiedere all'Italia un aggiustamento del deficit strutturale dello 0,5%, contro lo 0,1% previsto dal Governo Renzi: tradotto in cifre, una correzione pari a 8 miliardi di euro.
Ma i dubbi di Bruxelles potrebbero riguardare anche sul provvedimento previsto dal decreto "Sbloccaitalia" che abbassa dal 10 al 4%, contro un tetto comunitario del 5%, l'Iva sulle ristrutturazioni edilizie, le cui detrazioni sono state prorogate a tutto il 2015 proprio dalla Legge di Stabilità. Ma il giudizio più critico sulla nostra manovra resta quello della Cgil e di Susanna Camusso, soprattutto per la riforma del lavoro: sabato 25 ottobre tutti in piazza a Roma contro le politiche dell'Esecutivo.