Sono ore decisive per la Grecia e le sue sorti. La chiusura delle banche fino a martedì sette luglio, la corsa ai bancomat di questi ultimi tormentati giorni, getta ansia e preoccupazione non solo nel Paese ellenico, ma anche negli altri Stati dell'Euro zona. Una grexit, sarebbe una catastrofe che potrebbe effetti a catena. Un po' come accaduto con Lehman Brothers in America: ciò che poi ha scatenato una delle peggiori crisi mondiali. Vediamo allora cosa rischia l'Italia con la possibilità che il Paese guidato da Alexis Tsipras abbandoni la moneta unica.
Sono essenzialmente quattro le cause individuate dagli esperti. La prima sul fronte dei titoli di Stato. Il punto centrale è lo spread. Ovvero, il differenziale dei tassi di rendimento di un'obbligazione (come sono appunto i titoli di Stato) e quello di un altro titolo preso a riferimento. Nessuno si aspetta di rivederlo a quota 500 punti, come accadde nel 2011, ma con ogni probabilità l'aggravamento della crisi non passerà indolore sui mercati. Ci sarebbe un aumento di massima di circa 100 punti base che, di fatto, si tradurrebbe in un aumento di 3-4 miliardi di interessi sul debito pubblico.
Il secondo punto riguarda invece i mercati azionari. Il rischio è che si infranga quella che è stata definita "la luna di miele" degli investitori internazionali nei confronti della Borsa di Milano.
Dall'inizio dell'anno, infatti, è quella che è cresciuta di più. Fino a venerdì c'è stato, sempre, un clima di fiducia e tranquillità: dovuto alla volontà riformatrice dell'attuale governo. Anche se è stato realizzato solo il jobs act, il pacchetto delle cosiddette promesse viene visto assai positivamente dagli investitori.
Ecco, con una grexit tutto questo sarebbe a rischio e la crescita dei nostri mercati si arresterebbe.
La terza causa concerne la crescita. Ovvero, la crisi greca coglie l'Italia all'alba di una soffertissima ripresa. Nel 2015 si è avuto un aumento dello 0,7% del PIL, con previsioni dell'1,4 nel 2016 e un ulteriore aumento nell'anno successivo.
Una ripresa però troppo fragile, che rischia seriamente di infrangersi contro lo spettro della grexit. Il nocciolo del problema è che manca ancora la fiducia dei consumatori, e senza una crescita della domanda interna, non ci può essere una ripresa solida. Aumenterebbero i tassi di interesse, mettendo nuovamente in difficoltà le imprese per finanziarsi.
Il quarto e ultimo punto, riguarda le banche. Non ci sarà un contagio diretto con quelle greche, ma un uscita dall'Euro non sarebbe una passeggiata. Secondo Brunello Rosa del RGE (Rubini Global Economics) sarebbe come un Vietnam. Le uniche misure amministrative che la Banca d'Italia potrebbe prendere sarebbero i controlli sui capitali o il bank holiday forzato come quello in corso in Grecia.
Si tratta cioè di giorni festivi bancari: le banche restano chiuse per ordine del governo.
In tutto ciò il ministro Padoan è intervenuto per calmare le acque. Così ha fatto anche il primo ministro Renzi, sostenendo che il referendum del 5 luglio in Grecia è fondamentale e l'augurio è che prevalga la saggezza dei greci. Un referendum che porterà i greci a scegliere se restare nell'euro e se accettare, di conseguenza, nuove misure economiche restrittive imposte dalla Bce.