Stamane i mercati hanno atteso il discorso di Alexis Tsipras, primo ministro greco, e le decisioni dell'Eurogruppo sui problemi che attanagliano lo stato greco. Nella stessa mattinata la notizia dell'esplosione della bolla speculativa in Cina si è sommata alle decisioni dell'Eurogruppo. Negate a Tsipras, quindi alla Grecia, sia il prestito ponte che la manovra di alleggerimento del debito greco. Sono stati concessi 5 giorni per il raggiungimento di un accordo, pena l'esclusione della Grecia dalla zona euro.

Il crollo - In poche ore le borse asiatiche hanno fatto registrare crolli da record.

Su più di 1200 titoli quotati, sono stati bruciati 3000 miliardi di dolari. Shangai ha fatto registrare un crollo dell' 8.3%. Tokio segue con un pesante -3.1%. La cifra di 3000 miliardi è astronomica. Basti pensare che l'intero debito greco è di circa 300 miliardi di dollari. Le cifre che coinvolgono i mercati asiatici sono quindi di una decina di volte maggiori.

Shangai: Dalle stelle alle stalle - Il crollo di Shangai fa seguito ad vertiginoso aumento della stessa borsa, che, nel giro di un anno, era arrivata ad un clamoroso +150%. Già dalla prima settimana di giugno ad oggi ben il 35% era stato lasciato da Shangai.

Le cifre che sono coinvolte sono stellari e riguardano le economie di tutti i continenti. In Europa, contrariamente a quanto ci si aspettava, le reazioni sono state alterne. Piazza Affari a Milano ha fatto registrare un rimbalzo, ma la giornata è ancora lunga.

Provvedimenti cinesi e mosse delle borse americane - Secondo autorevoli quotidiani la Federal Reserve, sarebbe pronta forzare la stretta monetaria. Finora la Federal Reserve, mantenendo i tassi fermi a zero, ha favorito la crescita americana. Per il Daily Telegraph i problemi di Grecia ed Eurogruppo sarebbero di rilevanza minima rispetto al quadro oscuro che si profila ad Oriente. Gli specialisti di economia e qualche giornalista hanno coniato l'espressione "29 cinese", unendo nei ricordi quello che fu l'anno della grande depressione americana. Petrolio ed oro seguono con diffidenza la crisi greca e l'esplosione della bolla cinese. In particolare il petrolio Brent si porta a 56,46 dollari al barile, mentre il WTI si ferma a quota 52,01. Un'oncia di oro viene pagata, secondo le ultime quotazioni intorno ai 1.153,72 dollari.