Lo scandalo emissioni da parte della casa tedesca Volkswagen continua a crescere, con la casa automobilistica che ha detto oggi che sono oltre 11 milioni i veicoli in tutto il potenzialmente coinvolti. L'ammissione, del tutto sorprendente, rende immediatamente l’idea della crisi che si sta scatenando all'interno dell’azienda produttrice, tra le altre, della Golf e della Polo, in uno degli scandali automobilistici più costosi nella memoria recente.
La crisi minaccia di sconvolgere i piani della società nel suo tentativo di diventare il più grande fabbricante automobilistico al mondo (Volkswagen aveva preso il primo posto su questo particolare podio da Toyotanel corso dei primi sei mesi del 2015).
Secondo gli esperti, lo scandalo potrebbe danneggiare il marchio Volkswagen a livello mondiale per gli anni a venire. Gli investitori tedeschi hanno venduto pesantemente il titolo, che ha perso il 19% nella mattinata di oggi, dopo aver perso un altro 19% ieri.
La crisi, lo ricordiamo, è iniziata lo scorso venerdì quando la US Environmental Protection Agency ha accusato Volkswagen di aver installato dei software modificati su circa 500.000 veicoli americani per manipolare i calcoli delle emissioni inquinanti. Questi software hanno portato i regolatori americani a credere che le emissioni dei veicoli diesel a 4 cilindri rispettassero gli standard, che in realtà erano 40 volte superiori agli standard accettabili.
Rapidamente l’azienda ha fermato le vendite negli USA ed ha fatto ammenda, con il CEO Martin Winterkorn che ha già chiesto scusa per lo scandalo.
L’azienda tedesca ha nel frattempo fatto sapere che avrebbe messo da parte 6,5 miliardi di euro nel terzo trimestre per affrontare la questione. Negli Stati Uniti, l'EPA potrebbe chiedere a Volkswagen un'ammenda fino a 37.500 dollari per auto coinvolta, il che sarebbe ad una multa massima di circa 18 miliardi di dollari.
Ora ci sono dei dubbi sul fatto chei dirigenti di alto livello della casa tedesca fossero o meno a conoscenza del software, che è stato installato su alcuni modelli per almeno sei anni consecutivi. L'episodio rischia di innescare un richiamo e una raffica di azioni legali da parte dei consumatori. Le prossime settimane saranno cruciali.