La Volkswagen, colosso automobilistico dell’ingegneria tedesca, finisce sul banco degli imputati per aver truccato i dati relativi alle emissioni ambientali dei suoi motori. A lanciare la bomba mediatica è stata un’indiscrezione del New York Times che ha raccolto il carteggio dell’Epa (Environmental Protection Agency). L’Autorità americana, sostenuta dall’amministrazione Obama, ha smascherato il sistema che ha permesso al gruppo Volkswagen di bypassare i dati del suo storico TDI dal 2009 al 2015. Alla denuncia ha fatto seguito il ritiro di circa mezzo milioni di veicoli venduti negli Usa e una possibile multa in arrivo che sfiorerebbe i 18 miliardi di dollari.
Il trucco per aggirare i test
I vertici di Volkswagen hanno prontamente teso una mano all’Epa, ammettendo l’esistenza di un software intelligenteinstallato nelle centraline dei motori turbodiesel. Il suo compito è tanto semplice quanto geniale: durante la fase dei test condotta dagli ispettori, il programmino si attiva automaticamente abbattendo i valori delle emissioni di ossidi di azoto fino al 40%. Superati i rigidi controlli delle autorità americane, il software si disattiva e il motore ritorna a funzionare con i suoi standard inquinanti superiori alla soglia precedentemente registrata. Del perché dell’utilizzo di questo escamotage è stato lo stesso costruttore a spiegarlo: le restrizioni sulle emissioni così come previste limitano le prestazioni sportive delle vetture, caratteristica fondamentale nel segmento.
Golf, Passat, Jetta, Beetle e Audi A3, sono infatti i modelli finiti sotto l’occhio del ciclone.
Le scuse di fronte al mondo
È stato l’amministratore delegato di Volkswagen, Martin Winterkon, a metterci la faccia subito dopo lo scoppio della scandalo che ha fatto sobbalzare gli addetti del settore ma non solo. “Abbiamo ammesso davanti alle autorità le nostre colpe - ha affermato - e mi scuso personalmente per aver perso la fiducia dei nostri clienti”.
“Una cosa però deve essere chiara - ha rilanciato Winterkon - la Volkswagen non tollera la violazione delle regole e farà il possibile per recuperare la fiducia andata persa”. Al di là dei buoni propositi per Vw sarà dura rialzarsi. Il mercato Usa è infatti considerato cruciale per l’economia di sviluppo del gruppo e oggi quella crescita avviata si è di fatto arrestata con il ritiro di 500mila auto e il blocco delle vendite.
Nuove grane, inoltre, potrebbero arrivare anche dall’Europa dove i test sulle emissioni potrebbero essere stati falsati.
Adiconsum passa all’attacco
Quella alla Volkswagen non è la prima e non sarà l’ultima sanzione comminata a una casa automobilistica. La concorrenza agguerrita e l’offerta sempre più qualitativa dei marchi asiatici, impongono lo sforzo di andare oltre i propri limiti. Non è un caso che la bomba sia scoppiata nel bel mezzo del Salone dell’Auto di Francoforte. L’eco dello scandalo è arrivato anche in Italia e ha messo in allerta le associazioni dei consumatori che vogliono vederci chiaro. “Condanniamo il gravissimo comportamento della Volkswagen - ha dichiarato Pietro Giordano, Presidente Adiconsum - non solo per non aver rispettato i limiti sulle emissioni dell’EPA statunitense, ma per aver messo in atto una pratica commerciale scorretta nei confronti degli automobilisti”. “Chiediamo un immediato incontro - ha così concluso - per capire esattamente le dimensioni del fenomeno”.