Sbagliato, anzi sbagliatissimo chiamare il canone Rai canone, appunto, ma quella richiesta dal Governo per la Rai è una vera e propria imposta sulla detenzione di un’apparecchio televisivo indipendente dal fatto che si guardino i Canali Rai o che si ricevino gli stessi canali (come previsto anche dalle sentente n 284/2002 della Corte Costituzionale e la n 1922/2016 della Corte di Cassazione).

Ad esprimere questo concetto è il commercialista Giuseppe Implatini, della Provincia di Ragusa, esperto in materia di tributi e presidente del Movimento Politico Cambiare Scicli.

“La disposizione originaria che impose il pagamento del canone di abbonamento – sostiene Implatini- fu emanata nel 1938, in epoca fascista, e stabiliva quanto segue: «Chiunque detenga uno o più apparecchi atti od adattabili alla ricezione delle radioaudizioni è obbligato al pagamento del canone di abbonamento, giusta le norme di cui al presente decreto.» (R.D.L. 21 febbraio 1938, n. 246, art. 1).

Questa disposizione è stata aggiornata da un’altra disposizione, che Implatini definisce vessatoria, con la legge di Stabilità del 2016 (art. 1, da comma 152 a 159) approvata – afferma il presidente di Cambiare Scicli- “dal Governo catto-comunista di Renzi e dai suoi reggicoda di Centro Destra e di Scelta Civica”.

Con la Legge di Stabilità è stata introdotta la presunzione della detenzione di un apparecchio televisivo in tutte le utenze per la fornitura di energia elettrica in cui un soggetto ha la residenza anagrafica” nonché è stata abolita la facoltà di presentare la denunzia di cessazione dell’abbonamento radiotelevisivo per suggellamento (art.

10 del R.D.L. 21 febbraio 1938, n. 246).

“Questa facoltà – sostiene ancora Implatini - era stata prevista dal regime fascista, al fine di consentire, all’utente che ne faceva richiesta, l’esenzione dal pagamento del canone. Si dimostrava pertanto più democratico il fascismo dell’attuale regime il quale ci nega il diritto di cessare l’abbonamento attraverso il suggellamento del televisore.

Di conseguenza tutti coloro i quali detengono un televisore vengono abbonati di autorità al servizio pubblico radiotelevisivo senza alcuna possibilità di scelta e nel totale disprezzo della loro libertà”.

Stipendi faraonici e costi stratosferici

“Con l’operazione canone, conclude Implatini- gli italiani verranno quindi defraudati di altri 420 milioni di euro che serviranno a mantenere l’apparato clientelare della TV Rai con oltre 11.000 dipendenti, ossia più di quelli di Mediaset, Sky e La7 sommati insieme, nonché ad elargire stipendi faraonici a conduttori, funzionari e dirigenti lottizzati della Rai con stipendi che arrivano anche fino a 1,8 mln di euro.