Già a fine dell’anno scorso molte voci indiscrete lasciavano presagire che i tagli dell’Irpef e dell’Ires potevano essere finanziati in buona parte da risorse temporanee, come la flessibilità di bilancio e con l’aumento dell’IVA. Oggi la Corte di Conti, in occasione della presentazione del Rapporto 2016 sul coordinamento di finanza pubblica, dopo aver evidenziato le forti incertezze che gravano sulla crescita del Pil è stata irremovibile nel ritenere che i tagli delle tasse annunciati dal Governo possono esser coperti solo con un aumento dell’IVA.
I magistrati contabili infatti hanno ritenuto che tale opzione costituisce una sorta di alternativa qualora anche dovesse essere confermata l’intenzione indicata nel Def di aprile di disattivare le clausole di salvaguardia anche nel 2017 e nel 2018. L’assunto attorno a cui ruota tale ferma convinzione della Corte dei Conti parte appunto da un dato oggettivo piuttosto evidente: le incertezze sugli introiti da privatizzazioni e sull’andamento del Pil nel 2016. Sebbene infatti la disoccupazione è quasi un punto in meno rispetto all’anno scorso l’Italia rischia di non portare a termine gli obiettivi prefissati. La scelta di puntare all’aumento dell’IVA quindi sarebbe dovuta ad un suo rendimento piuttosto basso.
A causa dell’evasione dell’imposta infatti tale rendimento non raggiunge il 6 % del Pil. Attraverso una operazione di bilancio quindi da una parte si potrebbero garantire i tagli dell’Ires già stabiliti e dell’Irpef in programma attraverso una compensazione con gli aumenti di Iva e forse delle accise che valgono circa 15 miliardi di gettito
Immediata la smentita del Governo: sgradito il suggerimento
Sebbene per la Corte dei Conti l’intervento sull’IVA consentirebbe quindi la revisione delle spese fiscali senza creare effetti distorsivi sul piano dell’economia reale a pensarla diversamente c’è il Governo.
Quest'ultimo che nelle vesti del Ministro dell’Economia Padoan ha dichiarato : ‘la dinamica della spesa è sotto controllo’. Le smentite su un intervento volto ad aumentare l’aliquota dell’IVA così come auspicato dalla Corte dei Conti addirittura dal 10 % fino al 13% per l'aliquota relativa ai generi di largo consumo e fino al 25,5% per quella ordinaria al 22% sono arrivate anche dal commissario della spending review Yoram Gutgeld, almeno per ora.
Resta infatti il nodo legato appunto alle clausole di salvaguardia e alla questione se l’Italia non dovesse centrati gli obiettivi di risparmio imposti dall’UE. Quello che è chiaro è che se il Governo dovesse prendesse in considerazione il consiglio della Corte dei Conti asseconderebbe la linea auspicata della Ue spostando quindi l’onere della tassazione dalle imprese e dal lavoro al consumo. Ricordiamo inoltre che l'aumento Iva nel 2016 consentirebbe inoltre di evitare altre forme di imposizione indiretta anche per via dell'ampiezza della base imponibile su cui essa si ripartirebbe. Per altre informazioni sul tema potete premere il bottone Seguiin alto accanto al mio nome.