In arrivo un assegno di 150 euro al mese per ogni figlio a carico. Si tratta un disegno di legge presentato da 50 senatori del Partito Democratico che andrebbe a sostituire i vari bonus attualmente in vigore, aumentandone la cifra complessiva ad allargando la platea degli aventi diritto.

L’attenzione del governo verso il ceto medio e le famiglie numerose, annunciato da Renzi nel corso dei suoi colloqui su Facebook, trova quindi nuova concretizzazione in questa proposta di un bonus per i figli a carico, dopo l’annuncio del raddoppio del bonus bebè da parte del ministro della Salute Beatrice Lorenzin a sostegno della crescita demografica del paese.

La proposta di 150 euro per ogni figlio: come dovrebbe funzionare?

Secondo il disegno di legge del Partito Democratico, tutte le attuali misure di sostegno, con esclusione dell’assegno per il coniuge a carico e per le disabilità, sarebbero eliminate per essere sostituite da un assegno di 150 euro al mese per ogni figlio fino ai 18 anni che si ridurrebbero a 100 euro fino ai 25 anni.

Il bonus dovrebbe spettare alle famiglie con un reddito Isee fino a 50 mila euro e, in misura proporzionalmente ridotta, per la fascia da 50 mila a 70 euro, suscettibile di ulteriori incrementi di 5 mila euro per ogni figlio a carico.

La spesa preventivata per il finanziamento della misura dovrebbe essere di oltre 23 miliardi di euro.

Bonus di 150 euro per ogni figlio: il percorso del disegno di legge

Il percorso del disegno di legge per il bonus di 150 euro per ogni figlio è appena iniziato con la presentazione in Commissione Bilancio del Senato dove, il prossimo 26 maggio, inizieranno le audizioni delle varie associazioni per una valutazione del provvedimento.

I tempi non dovrebbero essere troppo brevi, ma la composizione eterogenea del gruppo di 50 senatori democratici firmatari del disegno di legge dovrebbe mettere al riparo da sostanziali modifiche: si va, infatti, dal cattolico Stefano Lepri alla madrina delle unioni civili, Monica Cirinnà, alla bersaniana Cecilia Guerra.

Non si esclude la possibilità di agevolare il percorso del disegno di legge attraverso il suo inserimento nel provvedimento sulla povertà per la ridefinizione dei sostegni alle famiglie.