Il settore agricolo italiano, famoso per la diversità e qualità dei suoi prodotti, esportati in tutto il mondo, versa oggi (e già da un po’ di tempo) in uno stato di difficoltà, con coltivazioni di punta non adeguatamente sponsorizzate e con una filiera che soffoca i produttori agricoli in favore delle catene di grande distribuzione (GDO).

Un po’ di luce sullo stato in cui si trova oggi questo reparto e sulle cause delle sue difficoltà ci viene fatta attraverso la campagna filierasporca, in un rapporto pubblicato online il 17 novembre, grazie al lavoro di Terra!

Onlus, daSud e terrelibere.org.

L’indagine riguarda la filiera di uno dei prodotti di punta del mercato agricolo italiano, ovvero il pomodoro, di cui l’Italia copre circa il 50% di tutta la produzione europea e rappresenta il terzo trasformatore mondiale, dietro Stati Uniti e Cina. Un business dal valore di 3 miliardi di euro l’anno. Questo business va oggi incontro ad una crisi legata alla svalutazione del prodotto e del suo prezzo, fattore che sta progressivamente portando i produttori a ridurre, di anno in anno, il numero di terre destinate a questa coltura.

Punto cruciale della crisi del prodotto, o meglio, dei produttori, deriva dalla politica di prezzi attuati dalle Organizzazioni della Grande Distribuzione (GDO).

L’indagine mette in luce il meccanismo attraverso il quale le grandi catene riescono ad ottenere i prodotti a prezzi decisamente bassi, spesso anche al di sotto dei costi di produzione, portando quasi al collasso l’intera industria.

Il tutto avviene attraverso un sistema di doppia asta al ribasso. Le GDO indicono una prima asta, solitamente in estate (ovvero quando il prodotto non è ancora stato raccolto) in cui vengono valutate le proposte dei produttori, attenti ad accaparrarsi i canali distributivi offerti dalle catene di distribuzione.

Una volta conclusa la prima asta, le GDO ne indicono una seconda, sempre al ribasso, con base d’asta uguale all’offerta più bassa ricevuta, e, nel giro di un paio d’ore i partecipanti possono proporre una seconda offerta per riuscire ad aggiudicarsi la commessa.

Attraverso questo meccanismo, si instaura un sistema che porta alla svendita del prodotto in favore della grande distribuzione.

Questa spirale si ripercuote sulle imprese che si trovano in mezzo e in basso alla filiera agricola-alimentare, quelle che si occupano, cioè, della trasformazione e della produzione del pomodoro, rendendo il modello economico e produttivo difficilmente sostenibile.