L’aria che siamo costretti a respirare si fa sempre più malsana e non basta più affidarsi alla pioggia per illudersi di risolvere il problema. Nel 2017 sono bastati 25 giorni di gennaio per far scattare l’allarme. Nove città hanno sforato per quindici volte il limite di 50 mg di Pm10 al metro cubo, fino a registrare livelli intorno ai 170 mg a fine mese. Emergenza smog in piena regola. Un killer che, nel 2012, è stato ricondotto alla morte prematura di 84.400 italiani.
Inutile illudersi di sconfiggere il problema con domeniche di targhe alterne, quando nelle città solo una piccola percentuale di persone utilizza l’automobile, troppi ne sono esenti o se ne infischiano delle restrizioni.
Lombardia la regione più inquinata
La situazione peggiore la registra il nord Italia e la Pianura Padana. Nel 2017, Monza guida la classifica delle città più inquinate, con 178 mg per metro cubo di Pm10. A ruota Brescia, 173, Bergamo e Mantova, 171. Cifre di oltre un terzo oltre il limite consentito. Milano non se la passa per niente bene, con una media giornaliera di 162 mg, mentre la cifra record è stata raggiunta da Como, che ha fatto registrare di recente un valore di 213 mg. Non solo Pm10, ma anche Pm 2.5, pericolose particelle che inaliamo costantemente e in grado di penetrare fino ai polmoni.
La Lombardia non è l’unica regione fortemente compromessa. Gran parte del nord Italia soffre di mal d’aria, inclusa l’Emilia-Romagna, dove i valori sforano i limiti quasi ovunque per oltre una settimana, e il Veneto, dove tutte le centraline Arpa domenica hanno segnalato valori fuori dal consentito.
Il trend del nuovo anno segue tristemente quello del 2016. Il report di Legambiente ‘Mal’Aria’ segnala il 2016 come l’anno peggiore degli ultimi quattro, in cui un comune su tre ha superato il limite per 35 giorni.
L'Unione europea minaccia sanzioni
Paradossalmente, dobbiamo ‘sperare’ nelle sanzioni Ue per far sì che il problema venga preso in dovuta considerazione.
Come una mamma che intima al figlio di non fumare. La Commissione europea ha avviato due procedure di infrazione, a cui l’Italia dovrà rispondere entro qualche mese. Nel caso la risposta non dovesse convincere, le pene pecuniarie potrebbero arrivare fino al miliardo di euro.