Dal primo luglio 2017 i contribuenti che avevano debiti con il fisco, multe del Codice della Strada e cartelle di pagamento non fanno più i conti con Equitalia. La Legge di Bilancio 2017, o meglio il Decreto Fiscale ad essa collegato ha di fatto chiuso i battenti del tanto odiato concessionario. Le sue funzioni sono passate ad un nuovo Ente, interno all’Agenzia delle Entrate. Il nuovo concessionario si chiama Agenzia delle Entrate-riscossione , che è subentrato al predecessore in maniera globale, sia per i crediti vantati nei confronti dei contribuenti che per le azioni legali intraprese o per i debiti di Equitalia.
La fase di cambiamento e di trasloco di tutti questi atti non è ancora terminata e ci sono diverse ipotesi che riguardano le cartelle esattoriali ancora da incassare. Tra sanatorie, rottamazioni e mini condoni, la situazione nasconde un serio pericolo per i contribuenti, perché viene ventilata l’ipotesi di far traslocare parte delle cartelle sospese, a soggetti privati, probabilmente le classiche società di recupero crediti o le banche. Ecco cosa potrebbe succedere e che effetti arriverebbero nelle case degli italiani indebitati con il Fisco.
Svendita dei crediti
Nella Legge di Bilancio, che ripetiamo, non è ancora definitiva, c’è un punto poco pubblicizzato ma molto importante, cioè la cessione dei cosiddetti carichi affidati all’agente della riscossione ormai cessato, a soggetti privati.
In altri termini, i crediti che Equitalia vantava nei confronti dei contribuenti e non ancora incassati, passerebbero a banche , società di recupero credito o finanziarie. Obbiettivo nemmeno troppo celato, da parte dell’Esecutivo, l’incasso in tempi rapidi di diversi miliardi di euro che rischierebbero di continuare a stagnare se gestiti come prassi, dal nuovo concessionario alla riscossione, cioè Agenzia delle Entrate-Riscossione.
Naturalmente non tutti i crediti vantati dal Fisco verrebbero ceduti ad altri soggetti, perché resterebbero in gestione dell’agente di riscossione i crediti relativi a rateizzazioni e rottamazioni o a quelli per i quali sono state avviate azioni di contestazione e contenziosi vari. La cessione come avviene già per i crediti in sofferenza delle banche o delle finanziarie, che passano alle società di recupero, per abbattere il montante dei crediti in sofferenza di questi istituti.
I crediti di Equitalia verrebbero svenduti alle aziende private operanti nel ramo della riscossione, perché dati alla mano, su un pacchetto che per il Fisco vale 500 miliardi ( a tanto ammonterebbe il valore nominale dei crediti sofferenti), i Governo conta di incassare tra i 3 ed i 4 miliardi di euro.
Effetti per i contribuenti
Cambiando il soggetto che vanterebbe il credito nei confronti dei contribuenti, cambierebbero anche le norme. Negli ultimi anni la Legge ha dotato la materia di strumenti a tutela dei contribuenti. In pratica, Equitalia si è visto limitare il potere di riscuotere coattivamente i crediti in determinate circostanze. Basti pensare che per crediti inferiori a 20mila euro era fatto divieto ad Equitalia di passare alle ipoteche sugli immobili dei debitori.
Per debiti fiscali sotto la soglia dei 120mila euro poi, Equitalia non poteva pignorare la seconda casa al debitore. Per quanto riguarda la prima casa invece, vige la regola che il concessionario non può pignorare l’unico immobile del debitore, soprattutto se trattasi dell’immobile adibito ad abitazione principale. Con il passaggio dei crediti alle società di recupero crediti invece, non essendo queste ultime soggette ai vincoli del vecchio agente della riscossione, le mani della riscossione sarebbero più libere. In pratica, sembra che si tornerebbe a rischiare di perdere anche la casa del proprio nucleo familiare o a vedersela di colpo pignorata. Non sono solo gli immobili a correre rischi, perché la novità, se mai dovesse essere approvata, sortirebbe effetti drammatici anche per i pignoramenti di stipendi e pensioni che oggi sono soggetti a limiti e soglie stringenti per la riscossione e favorevoli ai debitori.
Basti pensare che oggi la riscossione privata può spingersi a pignorare fino ad un quinto dei redditi dei soggetti che devono saldare un debito. Per Equitalia invece la soglia era tra un decimo ed un settimo a seconda dei limiti reddituali del soggetto, rispettivamente fino a 2.500 euro e fino a 5.000 euro.