Il Nucleo speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza ha sequestrato 59 milioni di euro, tra immobili ed auto di lusso, a carico di 5 persone, a seguito dell' inchiesta romana su Veneto Banca. Il decreto del gip del Tribunale di Roma è stato emesso nei confronti di quattro imprenditori e del manager Pietro D'Aguì, ex amministratore delegato di Banca intermobiliare, indagato come "formale acquirente delle obbligazioni bond Tier 1 emesse da Veneto Banca".

Sotto accusa le c0siddette operazioni baciate, uno dei capi d'imputazione alla base del provvedimento giudiziario, con le quali la stessa Veneto Banca finanziava soggetti che avrebbero poi dovuto acquistare azioni della banca stessa ad un tasso "sospetto" del 3%, detenendo così le azioni per conto dell'istituto, come ha spiegato la Guardia di Finanza.

La banca avrebbe poi dovuto riacquistare i titoli tramite terzi. L'operazione, coordinata da un manager della banca insieme a Vincenzo Consoli, ex a.d., comportando la detenzione temporanea delle azioni, sollevava la banca dall'obbligo di detrazione dal patrimonio di vigilanza, come impone la Banca d'Italia.

L'altro capo d'imputazione sottostante al decreto di sequestro riguarda le operazioni di portage ideate dallo stesso Consoli insieme ad altre quattro persone, per l'acquisizione di obbligazioni da parte di conniventi investitori, per un valore di 7.5 milioni di euro ciascuno ed emesse dalla stessa Veneto Banca, che poi avrebbe dovuto riacquistarle.

Lo scambio mutui-azioni: frode secondo la Procura di Roma

Il senso di queste condotte è in linea con ciò che Veneto banca andava praticando da anni con la prassi dello scambio mutui-azioni: i mutui venivano concessi per somme più elevate e a tasso agevolato, a patto che i clienti acquistassero azioni della banca, che, in quanto non quotata, assegnava da sé un prezzo esorbitante alle azioni stesse.

In tal modo, negli anni della crisi del mercato del credito, Veneto Banca riusciva a produrre artificiosamente aumenti di capitale. Agli introiti che l'istituto si procurava in questo modo faceva però eco la mediocre qualità del credito: già nel 2013 la Banca d'Italia accertava incagli per 1.2 miliardi in più rispetto a quanto dichiarato in bilancio, mentre il valore delle azioni, andava progressivamente azzerandosi.

Una situazione che ha comportato, per i clienti che hanno investito nelle azioni di Veneto banca, perdite che hanno superato i dieci miliardi di euro, e che si configura come condotta fraudolenta a danno dei risparmiatori, secondo gli inquirenti.

Il sequestro ordinato dal gip di Roma si iscrive nel processo Veneto Banca, giunto all'udienza preliminare e che aveva già condotto agli arresti domiciliari di Vincenzo Consoli. Consoli era stato arrestato il 4 agosto di quest'anno con per le accuse di ostacolo all'esercizio delle funzioni delle Autorità pubbliche di vigilanza e aggiotaggio. A Consoli erano stati già sequestrati d'urgenza titoli, liquidi e un immobile del valore di 1,8 milioni di euro.

Insieme a Consoli sotto indagine anche altre 14 persone, tra cui Francesco Favotto, ex Presidente di Veneto banca, Flavio Marcolin, ex Responsabile per gli Affari societari e legali e Stefano Bortolo, dirigente della banca.