Donald Trump è il quarantacinquesimo Presidente degli Stati Uniti, diventando forse il personaggio più imprevisto entrato nell'Ufficio Ovale della Casa Bianca. L'economia sarà in cima all'agenda di Trump come Presidente e sarà il più importante barometro della sua prestazione governativa. Prima dell'elezione aveva dichiarato più volte di volersi occupare dell'economia che vedeva in uno stato preoccupante.

Il programma economico

L'amministrazione Trump ha un programma di tagli fiscali e piani di spesa perché può dare una boccata di ossigeno all'economia americana.

C'è l'impegno di tagliare il tasso di imposta sul reddito dal 25 al 15 per cento. Questo dovrebbe comportare effetti positivi sugli investimenti e sui consumi delle persone. Altro intervento positivo è rappresentato dalla spesa in infrastrutture che dovrebbe aumentare di più di 1000 miliardi di dollari. Il programma prevede uno snellimento delle regole di supervisione introdotto da Obama nel settore privato.

Alcuni Istituti economici considerano velleitari la crescita tra il 3,5% e il 4% e la creazione di 25 milioni di posti di lavoro nei prossimi dieci anni. Elementi frenanti sono l'indebitamento pubblico e l'invecchiamento della popolazione con riflessi sulle uscite per le persone e la sanità.

Il protezionismo

I benefici economici di stimolo fiscale dell'amministrazione Trump possono essere annullati dall'imposizione di nuove barriere commerciali che provocano ritorsioni da parte di altri paesi. Gli Stati Uniti sono il più grande partner commerciale per circa un quarto delle nazioni del mondo. Di conseguenza l'intento di rinegoziare accordi commerciali e di imporre nuove barriere potrebbe far arretrare l'economia globale.

Il protezionismo può aumentare i prezzi. E infatti l'inflazione è cresciuta con la trumpeconomics al 2,07 per cento. Avendo intenzione di imporre tariffe doganali dal 35 per cento al 45 per cento l'indice dei MSCI World, che è l'indice del mercato azionario di più di 1600 società nel mondo, potrebbe cedere più del 30 per cento.

Le conseguenze economiche di certi provvedimenti di Trump avranno poi risultati di rilievo sulla vita sociale. Il blocco delle immigrazioni di profughi da Paesi musulmani (Iraq, Iran, Yemen, Libia, Sudan, Somalia e Siria), secondo l'American Action Forum, comporterà un costo per il Governo dai 400 ai 600 miliardi e un taglio di molti posti di lavoro. Questo fatto sta mettendo alcune grandi imprese contro l'amministrazione Trump. Starbucks, la grande catena di caffetteria, ha annunciato che assumerà nei prossimi tre anni 10.000 rifugiati. E grandi società della Silicon Valley, tra cui Google e Amazon, stanno mostrando segni di insofferenza verso provvedimenti governativi.