Momento importante questo per le Pensioni e non soltanto per le nuove norme per l’accesso alla quiescenza. Da gennaio 2018 le pensioni torneranno a crescere adeguandosi al tasso di inflazione dopo un biennio in cui sono rimaste bloccate. Nel frattempo tutti i pensionati a cui fu aumentata per il medesimo motivo la pensione nel 2015, sempre nel 2018 dovranno iniziare a restituire quanto percepito in più quell’anno. La Legge di Bilancio inoltre ha fissato in maniera strutturale il giorno di pagamento delle pensioni. L’Inps ha emanato una circolare esplicativa con cui spiega nel dettaglio cosa i pensionati che andranno alla cassa a gennaio, devono aspettarsi sul proprio rateo di pensione, mentre Poste Italiane ha diffuso un comunicato circa il nuovo calendario di pagamento delle pensioni.

Decurtazioni per inflazione presunta

Per il 2016 e 2017 le pensioni degli italiani sono rimaste ferme come importi a quelle prese negli anni precedenti. L’inflazione così come viene calcolata e stimata dall’Istat ogni anno, per quel biennio fu pari a zero e pertanto le pensioni non si sono adeguate. Nel 2015 invece, un tasso di inflazione presunto pari all’1% provocò il apri aumento delle pensioni nel 2016. Un aumento che vista l’inflazione a zero del 2016 non era spettante per i pensionati. Le vicende della pensione e della sua rivalutazione con il meccanismo della perequazione sortirà due effetti nel 2018 e li conferma entrambi l’Inps nella circolare 186 del 21 dicembre scorso. Per l’aumento percepito nel 2016, l’Inps conferma come esso vada restituito.

Per chi ha ricevuto aumenti pari o inferiori a 6 euro, quanto percepito in più sarà detratto dal primo rateo di pensione, in quello di gennaio ed in unica soluzione. Per quanti invece si sono visti accrescere la propria pensione per cifre superiori, l’Inps provvederà a rateizzare il dovuto nei mesi di gennaio e febbraio.

In pratica, la pensione sarà decurtata di quello che a tutti gli effetti è un debito che i pensionati hanno nei confronti dell’Istituto.

Aumenti e calendario

Nella stessa circolare poi l’Inps conferma che dopo anni di blocco le pensioni torneranno ad aumentare proprio perché l’Istat ha certificato l’aumento dei prezzi al consumo di un buon 1,1%.

E sarà così che aumenteranno tutte le pensioni che l’Inps paga anche se a dire il vero l’aumento è sempre provvisorio e potrà scaturire in un conguaglio nel 2019 se l’inflazione risulti maggiore o minore di quella che l’Istat ha stabilito. In pratica potrebbe succedere che quanto percepito in più nel 2018 non sia giusto proprio come successo nel 2016. Intanto l’Inps ha confermato che il trattamento minimo delle pensioni salirà a 507,42 euro al mese, mentre si sale ad euro 289,24 per gli assegni vitalizi. L’aumento delle pensioni sarà al 100% rispetto alla percentuale di inflazione solo per le pensioni fino a 3 volte il minimo. Per quelle da 3 a 4 volte il minimo si scende al 95%, per quelle fino a 5 volte al 75% e così via fino al 45% previsto per le pensioni superiori alle 6 volte il trattamento minimo.

Assegno sociale e pensione sociale salgono rispettivamente a 453 e 373,33 euro al mese. Sale a 282,55 euro al mese l’importo previsto per la pensione di inabilità civicome previsto dalla manovra le. Nel frattempo viene confermato come sia il primo giorno bancabile di ogni mese quello in cui si potranno iniziare a percepire le pensioni proprio come previsto dalla manovra finanziaria. Il provvedimento è definitivo, cioè non andrà a scadenza a fine 2018 perché si tratta di un intervento strutturale. Solo a gennaio, come Poste Italiane ha confermato tramite comunicato, le pensioni saranno pagate il secondo giorno bancabile. Il primo rateo di pensione del 2018 pertanto sarà percepito il 3 gennaio, sia per chi se lo vede accreditare su conto corrente che su libretto pensione ed a prescindere che lo si incassi alle Poste o in banca.