Una bella notizia arriva dalla Calabria: il ritorno del baco da seta. A pochi chilometri da Catanzaro, capoluogo calabrese, sorge San Floro un piccolo borgo che dal 1300 al 1700 ha vissuto il suo periodo di gloria in Europa, infatti era noto come "capitale europea della seta". Dopo tutti questi anni San Floro ci riprova grazie a tre ragazzi: Miriam, Domenico e Giovanna, che hanno deciso di riscoprire l’allevamento del baco e la lavorazione della seta. I tre sono stati legati dal sogno di valorizzare la loro terra natia ed evitare la soluzione che ultimamente tutti adottano, ovvero l'emigrazione, ad oggi sono quasi 5 milioni i giovani residenti all'estero.

Questa è una di quelle storie che merita l'attenzione di tutti perché non capita spesso soprattutto in questo periodo, di vedere dei ragazzi riuscire a realizzare i loro sogni.

Emigrati, poi il ritorno con il sogno di restare

La storia di questi ragazzi è una storia comune da sempre in Calabria, oggi in tutta Italia, ovvero la storia di ragazzi che hanno lasciato la propria terra per cercare fortuna altrove. Miriam lavorava come hostess di terra della Lufthansa alla Malpensa, Giovanna "artista" girava il mondo, e Domenico dopo la laurea ha cercato fortuna in Germania. Questi tre ragazzi però avevano un sogno in comune, ovvero valorizzare il loro territorio, così sono ritornati in Calabria e hanno dato inizio al sogno che oggi si può definire del tutto realizzato.

Un ritorno che nessuno si aspettava quello del baco da seta

La cooperativa dei tre ragazzi "Nido di Seta" ha iniziato a ingranare riportando la Calabria a tempi lontani. Tutto quello che viene prodotto dalla cooperativa tende a valorizzare il territorio e i suoi prodotti. Oltre all'allevamento dei bachi che richiede tempo e attenzione infatti, si producono stoffe, sciarpe e anche gioielli che nascono dall'unione della loro seta e le ceramiche di Squillace, altro comune nel Catanzarese.

Per quanto riguarda la tintura del filo prodotto vengono utilizzati sempre prodotti legati alla Calabria e naturali come la cipolla di Tropea, i fiori di ginestra che cresce rigorosa in questa terra, il mallo di noce, il papavero e la mora di gelso coltivata sempre dalla cooperativa. Numerose inoltre sono le visite giornaliere da parte di turisti molti dei quali stranieri e delle scuole incuriositi dal ritorno del baco in una terra che per secoli lo ha allevato. Una storia, bella e a lieto fine, di cui la Calabria e l'Italia tutta aveva bisogno in questo periodo in cui anche gli stranieri che arrivano in Italia tentano la fuga verso altri paesi.