Sui social network è scoppiata, in questi giorni, la polemica sul pagamento dei sacchetti ultraleggeri e biodegradabili per il trasporto di frutta e verdura. Anche diverse associazioni dei consumatori sono scese in campo contro quella che ha tutti i connotati di una nuova tassa a carico esclusivo dei consumatori finali. Il Governo l'aveva introdotta, quasi di soppiatto, nel decreto per il Mezzogiorno approvato ad agosto 2017. Il periodo che obbliga al pagamento era stato inserito nell'articolo 9 bis della legge di conversione. Ed era stato giustificato come una norma a tutela dell'ambiente.

Tanto più che, come hanno fatto notare diversi media in questi giorni, l'Unione Europea non richiedeva un cambiamento così drastico e repentino. Ora, però, ad un più attento esame il rimedio sembra essere peggiore del male. L'introduzione dell'obbligo di pagamento, infatti, potrebbe portare con se almeno 4 conseguenze impreviste che si ripercuoteranno sul sistema economico italiano in generale e sui consumatori in particolare. Vediamo di capire meglio di cosa si tratta.

Le caratteristiche peculiari dei sacchetti

La norma si preoccupa, innanzitutto, di dettagliare accuratamente quali devono essere le caratteristiche di conformità dei sacchetti. Queste sono, fondamentalmente, tre. I sacchetti devono essere biodegradabili ed essere monouso.

E, ovviamente, devono essere a pagamento. Per di più, il supermercato, centro commerciale o discount, che utilizzi sacchetti che non hanno queste caratteristiche o che, per politica aziendale, non li faccia pagare alla propria clientela, verrà inevitabilmente sanzionato.

Nelle intenzioni del Legislatore, come accennato, la disposizione intendeva salvaguardare l'ambiente riducendo il quantitativo di plastica che, regolarmente, viene gettato tra i rifiuti.

Inoltre, voleva anche promuovere un settore dell'economia italiana, quello delle plastiche biodegradabili appunto, considerato di eccellenza a livello europeo e mondiale.

Le conseguenze impreviste

Ma, come ricordato, ci potrebbero essere delle conseguenze non preventivate. A parte il fatto che tale norma indurrà, molto probabilmente, ad un uso maggiore di altri tipi di imballaggi legali da fornire ai clienti gratuitamente.

Una prima conseguenza potrebbe derivare da una produzione non adeguata alla domanda. Se i fornitori, in questo frangente, si rifiutassero di vendere ai centri commerciali i sacchetti a norma potrebbero scattare delle denunce, con inevitabile contenzioso giudiziario.

Una seconda conseguenza potrebbe impattare direttamente sui clienti - consumatori. Infatti, dato che la norma stabilisce l'obbligo del monouso non sarà possibile recarsi al supermercato portando con sé sacchetti biodegradabili usati. Da ciò deriva una terza possibile conseguenza. Dato che i sacchetti devono essere pagati a parte e non possono essere ricompresi nel costo complessivo molti clienti, per evitare di pagare l'imballaggio, acquisteranno una maggiore quantità di prodotti confezionati, per i quali una recente indagine di Unioncamere prevedeva una crescita dei prezzi.

Più imballaggi di plastica in circolazione insomma. Proprio ciò che si sarebbe voluto evitare. Infine, l'ambiente potrebbe essere inquinato ancora di più. Infatti, molti potrebbero essere indotti a pensare che essendo il sacchetto biodegradabile non ci sono conseguenze a gettarlo dove capita. Ma questo non è vero. Un imballaggio biodegradabile viene eliminato senza conseguenze solo nelle condizioni appropriate. Cioè negli impianti di compostaggio.