Che Trump sia un personaggio contraddistinto da un linguaggio provocatorio, iperbolico e intenzionalmente volto a suscitare reazioni di sgomento non è cosa nuova. Le ultime dichiarazioni in merito all'imposizione dei dazi su acciaio e alluminio provenienti dall'estero stanno però suscitando un vespaio di polemiche che virano verso la preoccupazione per le conseguenze che i provvedimenti intrapresi dal presidente degli Stai Uniti potrebbero portare a livello del commercio globale.

Il decreto di Trump sui dazi

Per il momento quello che sappiamo è che, fatta eccezione per Messico e Canada, il governo degli Stati Uniti applicherebbe, secondo il decreto di Donald Trump, un dazio pari al 10% sull'alluminio proveniente dai paesi esteri e pari al 25% per quanto concerne l'acciaio.

C'è chi non crede alla reale applicazione del decreto: sarebbe, secondo qualche analista, solo una strategia di negoziazione, un modo per indurre i paesi europei e soprattutto quelli con una forte economia di esportazione a trovare misure alternative al fine di tutelare la sicurezza degli Stati Uniti.

Le previsioni catastrofiche di Bloomberg

Secondo la nota agenzia internazionale Bloomberg Economics, che processa e analizza ogni giorno migliaia di dati provenienti da tutto il mondo economico e finanziario, la previsione entro il 2020 sarebbe di una perdita per il commercio globale che si stima sia intorno ai 470 miliardi. Di fronte alla possibilità di uno scenario tanto drammatico rispetto all'economia di esportazione, la reazione da parte dell'Unione Europea non si è lasciata attendere, al punto che persino Junker si è esposto in prima linea preannunciando una risposta altrettanto incisiva sull'importazione di alcuni dei prodotti statunitensi per antonomasia come le mitiche motociclette Harley Davidson.

Le misure sul mercato delle auto

Ma il ciclone Trump sembrerebbe non voler risparmiare neanche uno dei mercati più prolifici del panorama europeo. Già, perché il presidente statunitense avrebbe intenzione di portare al 35% le tasse applicate su auto e veicoli commerciali d'importazione, di contro all'attuale 25% su commerciali e pick-up e del 2,5% sulle auto.

Uno scenario di tensione tra Europa e Stati Uniti avrebbe peraltro ricadute a boomerang anche per le migliaia di dipendenti del settore automobilistico che lavorano presso aziende automobilistiche delocalizzate negli USA, tra cui quelle tedesche sembrano avere il maggior peso.