Durante la giornata del 3 marzo il presidente degli Stati Uniti d’America decide di firmare una legge che propone l’aumento delle tasse sugli scambi di alluminio e acciaio. Si tratta di un duro colpo nei confronti della teoria economica del neoliberismo, che appoggia una politica fondata sul libero scambio e sul libero mercato. Il motivo per cui Donald Trump non ha avuto esitazioni nel firmare la legge è semplice: si tratta di protezione dei lavoratori e della sicurezza nazionale. Europa, Cina e Canada non approvano i movimenti politici del presidente e sono pronti a rispondere con ulteriori manovre di mercato, essendo i paesi che si sentono maggiormente minacciati da questa decisione.

Si tratta probabilmente dell’inizio di una guerra economica che ha come protagoniste due ideologie diverse e fra loro nettamente contrastanti: neoliberismo e protezionismo economico.

Il ciclone Trump è convinto di non voler più dipendere dagli altri Paesi per quanto riguarda la produzione, ma preferisce concentrarsi sull’esportazione e lavorare alla fabbricazione all’interno dei confini. Non è necessario che tutti i paesi concorrano a una lotta commerciale, alcuni settori produttivi dello Stato possono e devono, secondo il presidente, essere indipendenti. In uno Stato governato da una pratica economica protezionistica sono le piccole imprese a trarne vantaggio, ed è questo l’obiettivo di Trump, agevolando le ditte locali si aiutano i lavoratori.

Tuttavia non è questa la politica economica dominante a livello mondiale, ma quella che Adam Smith propose nel 1776 quando pubblicò il saggio "La ricchezza delle nazioni", dando le basi al moderno neoliberismo. Lo stato deve intervenire il meno possibile nel mondo del mercato, ma questo si governa da solo, orientato dalla famosa metafora della mano invisibile.

Nel libero mercato l’agire secondo il proprio interesse tende inevitabilmente ad una situazione di equilibrio economico globale, che gioverebbe sia al singolo che all’intera comunità.

Una guerra economica alle porte

Sentendosi affogato dalle innumerevoli proteste di operai e piccoli imprenditori, il presidente degli Stati Uniti decide di allontanarsi dalla pratica economica neoliberista, firmando così una legge per l’approvazione di dazi.

È una scelta importante con significative ripercussioni nel mondo. Gli stati che sono stati coinvolti maggiormente da questa manovra di Trump stanno già studiando strategie di mercato per difendersi e vendicarsi. In particolare l’Europa ha già avviato una procedura per aumentare i dazi su acciaio e su particolari prodotti del settore agricolo. Lo scontro è in atto e gli attori della guerra sono due ideologie, il vecchio protezionismo che rinasce nelle azioni del ciclone e il neoliberismo contemporaneo.