Dalle miniere del Congo si estrae il 60% del cobalto mondiale. Questo minerale di colore bianco-argenteo, ricavato come sottoprodotto dell’estrazione di rame o nichel, è da tempo diventato strategico in conseguenza del suo utilizzo nelle batterie delle auto elettriche e di dispositivi elettronici come smartphone, notebook, tablet. La batteria di uno smartphone contiene tra i 5 e i 10 grammi di cobalto, mentre quella di un’auto elettrica può arrivare a contenerne fino a 15 chilogrammi. Le previsioni indicano che nei prossimi anni la richiesta del minerale crescerà in maniera esponenziale.

A descrivere con una frase a effetto la sempre maggiore ‘dipendenza da cobalto’ in molti settori, è stato Michael Austin, vicepresidente della Byd Corp., multinazionale produttrice di batterie per automobili e bus, che lo ha definito come “la nuova cocaina.”

Il presidente del Congo ha rifiutato le richieste delle compagnie estrattive internazionali

Il Congo sta per varare una riforma del settore estrattivo aumentando il prezzo delle royalties e introducendo nuove tasse sui profitti. La mossa avrà tra le conseguenze il rialzo del prezzo del cobalto, già quasi triplicato negli ultimi due anni. E’ un grosso problema per le attività estrattive nel Paese africano e di conseguenza anche per gli acquirenti finali del prodotto raffinato, come le case automobilistiche e le industrie di elettronica.

Le autorità congolesi motivano la riforma con rivendicazioni nazionaliste: “Il futuro del cobalto è nelle mani delle multinazionali straniere che estraggono in Africa”, ha dichiarato il mese scorso il capo della compagnia mineraria nazionale Albert Yuma Mulimb nel corso di una conferenza a Cape Town. “E' il momento di controllare legittimamente il mercato del cobalto perché è il nostro”.

In Congo operano compagnie estrattive come la multinazionale anglo-svizzera Glencore, l'olandese Trafigura e la cinese Cmoc. Le aziende minerarie hanno cercato di far tornare sui propri passi il governo del Congo, ma il presidente del Paese Joseph Kabila, al termine di un incontro che si è svolto con gli imprenditori internazionali la scorsa settimana, ha annunciato che firmerà “in tempi rapidi” la riforma del settore estrattivo che è già stata approvata dai due rami del Parlamento.

Kabila si è però lasciato un margine di manovra parlando di possibili deroghe dopo l’entrata in vigore della legge, che potranno essere discusse “caso per caso”.

Il problema delle miniere artigianali

Accanto all’attività industriale estrattiva del cobalto, in Congo esistono molte miniere artigianali, ubicate soprattutto nella regione del Katanga, nella parte meridionale del Paese, le quali producono il 20% del minerale estratto. Un’indagine del 2016 realizzata da Amnesty International e Afrewatch ha calcolato che in queste miniere sono impiegate tra le 100mila e le 150mila persone tra cui molti bambini, che lavorano 12 ore al giorno in condizioni disumane, per uno o due dollari di paga. Centinaia di questi lavoratori muoiono ogni anno a causa dei crolli delle gallerie artigianali: “Occorre varare norme congiunte per obbligare le aziende alla trasparenza sulle loro catene di approvvigionamento”, ha scritto Amnesty a margine della sua ricerca. “Ciò che manca però è la volontà”, osserva l'organizzazione umanitaria.