Dopo lo scandalo sull'evasione fiscale da parte di amazon e Google, questi ultimi tornano nell'occhio del ciclone insieme ad altri "Big" dell'e-commerce, tra i quali Skyscanner, Booking, Ebay e Expedia, per l'introduzione di un nuovo regolamento sul mercato unico proposto dalla Commissione europea. Sulla scia di quanto annunciato dal presidente Jean-Claude Juncker nel suo discorso del 13 settembre 2017, lo scopo di tale regolamento dovrebbe essere la protezione delle aziende che vendono i propri prodotti su queste grandi piattaforme, al fine di evitare dei cali ingiustificati delle vendite.
Da dove nasce il problema?
Negli ultimi anni, i grandi siti di e-commerce hanno ottenuto un ruolo preponderante come intermediari tra le aziende produttrici e i consumatori, filtrando e influenzando le vendite di prodotti in modo non chiaro e indefinito. Una delle questioni principali riguarda l'ordine di visualizzazione di un prodotto che, come sappiamo, risulta fondamentale nel determinare la scelta d'acquisto del consumatore. Per fare luce sulla faccenda, la Commissione europea ha richiesto alle piattaforme in questione di fare chiarezza sui criteri e gli algoritmi utilizzati per visualizzare i ranking dei risultati e i prezzi dei loro servizi. Spesso, le aziende che pagano tali piattaforme non hanno una chiara idea di quale servizio stanno acquistando e rischiano di essere schiacciate dal peso di questi colossi del mercato online.
Altro obbligo di siti di e-commerce sarà la comunicazione alle aziende clienti delle differenze tra i servizi pubblicitari "interni" e quelli offerti da aziende esterne. Infine il regolamento europeo dovrebbe autorizzare le imprese ad unirsi per fare causa alle piattaforme di e-commerce che violano queste linee guida.
Non solo l'e-commerce, ma anche i social network
In seguito allo scandalo di Facebook e Cambridge Analytica, la Commissione europea, per incrementare la fiducia dei consumatori, punta ad ottenere maggiore trasparenza anche da parte dei social network, proponendo attività di monitoraggio per i fenomeni di click-baiting e richiedendo un aumento di sicurezza e trasparenza attraverso la chiusura dei profili fake.
Infatti, i dati europei sul mercato digitale ci informano che solo il 22% degli europei ha una totale fiducia nei confronti dei motori di ricerca, dei social network e dei servizi di posta elettronica, mentre un consistente 72% è preoccupato per i troppi dati personali che gli vengono richiesti online. Per far fronte a queste preoccupazioni è fondamentale che i consumatori e le aziende clienti abbiano una completa conoscenza di ciò che accade online, sia per ciò che riguarda il marketing, sia per ciò che concerne il trattamento dei dati personali. L'introduzione di un simile regolamento potrebbe aiutare l'azienda e il singolo a proteggersi in una realtà virtuale ormai così invasiva e dominante.