Il governo Gentiloni ha approvato il Def, il documento di economia e finanza, che per l’anno in corso non esclude la possibilità di un aumento dell’Iva. Si tratta di uno degli ultimi atti, salvo sorprese, di un esecutivo in carica per l’ordinaria amministrazione in attesa dell’insediamento del nuovo esecutivo. Come è noto, infatti, il Def doveva essere necessariamente varato entro la scadenza del 30 aprile per poter essere inviato a Bruxelles per l’approvazione.

Aumento dell’Iva e altre tasse: stangata in arrivo

Il documento varato si limita, quindi, a descrivere la situazione economica del Paese con uno sguardo alle tendenze dei prossimi anni, senza poter prendere impegni per quanto riguarda le politiche economiche da mettere in atto in futuro che dovranno essere, necessariamente, definite dal nuovo governo.

Ne risulta un quadro che, se da un lato conferma una crescita del Pil del 1,5% nel 2018, ma in discesa all’ 1,4% per il 20109 e all’1,3% per il 2020, dall’altro fa riscontrare un aumento del deficit per il 2017 al 2,3%, in rialzo rispetto alle previsioni che erano state fissate all’ 1,9%. La situazione di incertezza descritta dai numeri, unita all’impossibilità, per i motivi sopra descritti, di definire politiche per il reperimento di nuove risorse, rende invitabile l’applicazione della nota clausola di salvaguardia che prevede l’automatico aumento dell’Iva secondo il seguente schema:

  • l’Iva ridotta del 10%, applicata su beni di prima necessità come carne e pesce, passerà nel 2019 all’11,5% e al 13% nel 2020;
  • l’Iva ordinaria del 22% passerà dal 24,2% nel 2019, al 24,9% nel 2020 e al 25% del 2021.

Una prospettiva che, secondo i calcoli del quotidiano Il Sole 24 ore, comporterà una stangata quantificabile in 1.312 euro a famiglia, comprensivi non solo degli aumenti dell’Iva ma anche, in mancanza di adeguati correttivi, altri aumenti di tasse che dovranno andare a coprire il deficit di bilancio superiore alle attese.

Le misure del nuovo governo per evitare l’aumento dell’iva

Quello della stangata in arrivo sulle famiglie è una prospettiva che rischia di compromettere, come affermato nel commento allo stesso Def, le già deboli prospettive di ripresa dell’economia italiana.

Una prospettiva che il nuovo governo sarà chiamato a scongiurare con la definizione di politiche atte a ‘determinare il nuovo quadro programmatico’ che, tradotto dal freddo linguaggio tecnico dei responsabili economici che hanno redatto il Def, significa che con la nuova legge di Bilancio, cui il nuovo esecutivo dovrà subito mettere mano dopo il suo insediamento, dovrà recuperare almeno 12,4 miliardi di euro per il 2019 e altri 19,1 per il 2020, cifre che potrebbero subire un rialzo a causa del prevedibile ‘assalto alla diligenza’ delle lobby e delle forze politiche che vorranno, almeno in parte, tenere fede alle promesse della campagna elettorale.