Gli assegni della pensione aumenteranno dal prossimo anno. Infatti, secondo le nuove norme, gli assegni Inps saranno rivalutati in relazione all'adeguamento annuale all'inflazione (Istat), grazie alla perequazione degli importi che saranno adeguati in relazione al costo della vita.
Aumento degli assegni della pensione: ecco da quando
L’adeguamento delle Pensioni dovrebbe scattare, salvo nuove proroghe, dal prossimo mese di gennaio 2019. È bene ricordare che gli aumenti erano stati bloccati dalla riforma Fornero, introdotta nel 2011 e che aveva interrotto il normale processo di rivalutazione fino al 2016, data poi ulteriormente estesa fino al 2018.
Le prospettive dal prossimo anno, in tal senso, prevedono una possibile rivalutazione fino al 100 per cento, grazie e in base all’adeguamento all’inflazione, percentuale che si ridurrà e varierà in relazione all’aumentare del reddito del pensionato.
Rivalutazioni dell’assegno pensionistico: come funziona e chi favorirà
Gli assegni pensionistici verranno rivalutati in maniera inferiore per tutti coloro che percepiscono una somma previdenziale da parte dell’Inps elevata. La riduzione della percentuale di perequazione penalizzerà i pensionati più ‘ricchi’ solo a partire dal primo gennaio 2019 quando, cioè, sarà terminata l’attuala fase definita ‘transitoria’ che prevede 5 fasce di reddito e verranno nuovamente introdotte le tre fasce per il calcolo del reddito già previste dalla legge.
La rivalutazione, in pratica, risulterà al 100 per cento per gli assegni pensionistici che risulteranno inferiori a 3 volte il trattamento minimo (pari a circa 500 euro), al 90 per cento per quelle pensioni che risulteranno nel range tra le 3 e le 5 volte rispetto al trattamento minimo e infine una possibile rivalutazione al 75 per cento per gli assegni superiori a 5 volte il minimo.
La Corte Costituzionale ha ribadito che la scelta di vedere riconosciuta la perequazione in misura decrescente nel calcolo dell’importo pensionistico, fino all’esclusione per gli importi superiori a sei volte il trattamento minimo, nasce dall’esigenza economica di tutelare il potere di acquisto e l’attuazione dei fondamentali principi di proporzionalità e adeguatezza delle categorie più disagiate. In pratica quei cittadini pensionati che si trovano, già in difficoltà, a causa dei trattamenti pensionistici economicamente più bassi a loro destinati dall’Inps.