Con due manovre finanziare di fila, quelle predisposte negli ultimi due anni di governo a guida PD, sono state avviate le rottamazioni delle cartelle esattoriali e delle multe per infrazioni del Codice della strada. Due sanatorie, la rottamazione e la successiva rottamazione bis, che si prefiggevano un duplice obbiettivo: dietro i paventati sconti ed aiuti ai contribuenti indebitati, il Governo puntava a fare cassa con debiti altrimenti difficili da incassare. Purtroppo però i dati dell’Agenzia delle Entrate, confermati dalla Corte dei Conti e riportati in auge per via della "pace fiscale" annunciata da Salvini, dimostrano come siano 800 miliardi i crediti vantati dal Fisco Italiano e non ancora incassati: di questi però, solo 50 miliardi risultano ancora esigibili e le rottamazioni volevano spronare i contribuenti a mettersi a posto.
I numeri relativi alle adesioni sono stati ottimi, ma così non sono quelli relativi ai soldi incassati dallo Stato. Un autentico flop di cui parla anche il “Sole 24 Ore” e che è addebitabile alla struttura dei due provvedimenti.
Le due sanatorie prevedevano sconti ma rate troppo elevate
In entrambe le edizioni, la rottamazione delle cartelle prevedeva di scontare dal debito a carico di ciascun contribuente gli interessi di mora e le sanzioni. Definizione agevolata, questo il nome di entrambe le sanatorie proposte che però avevano controindicazioni. Infatti a fronte di sconti che per chi aveva debiti piuttosto vecchi (intorno all'anno 2.000) erano anche ingenti, si chiedeva un pagamento dilazionato in 5 rate ma in breve periodo.
Un problema per quanti, pur volendo, difficilmente avrebbero potuto trovare soldi per pagare autentiche maxi rate dei debiti. Tanto è vero che dai numeri presentati in maniera allarmistica dalla Corte dei Conti, il flop appare totale. In base alle istanze presentate, che ripetiamo, sono state davvero tante, il governo avrebbe dovuto incassare poco più di 17 miliardi di euro.
Operazione fallita: per il Fisco mancati incassi per miliardi
Ermanno Granelli, Presidente del Coordinamento delle sezioni riunite della Corte dei Conti, con la sua relazione ha di fatto sancito il fallimento dell’operazione. Dei 17 miliardi di euro che sarebbero dovuti essere incassati dai 31 miliardi di crediti lordi rottamabili, oggi nelle casse dello Stato ne sono arrivati a mal pena 6,5 miliardi.
Altri 1,7 miliardi dovrebbero entrare, se tutto fila liscio, da parte dei debitori che sono in regola con il piano di rateizzazione della rottamazione. Restano oltre 9 miliardi di euro che, pur essendo dentro i nuovi piani dilazionatori accordati ai contribuenti che hanno aderito alla rottamazione, risultano mancanti. In pratica, molti contribuenti pur aderendo alla sanatoria, e pur vedendosela accordare, non hanno pagato le rate per scelta o perché non ne hanno avuto la possibilità.